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Federica Angeli: "La mafia a Roma non ha un nome"

Giovedì, 24 Novembre 2016 11:02

Dopo una nuova intimidazione nel Municipio X, la giornalista di Repubblica, che da anni conduce inchieste su Mafia Capitale, ospite a “Soggiorno Stampa” su Radio Libera Tutti.

La notte tra lunedì 21 e martedì 22 novembre è andato a fuoco il magazzino del Teatro Fara Nume di Ostia, che l’indomani avrebbe dovuto ospitare una lezione di legalità organizzata da liceali di vari istituti del Municipio commissariato: “Studenti che hanno preso consapevolezza che nel loro territorio c’è la presenza di mafia”, ha esordito Federica Angeli ai nostri microfoni.

Coincidenza non casuale, proprio per la portata del progetto. Il Teatro sorge alle spalle di una piazza e di una zona già nota, dove i clan svolgono la maggior parte delle loro attività criminali. Nota all’allora Prefetto di Roma Gabrielli e al Consiglio dei Ministri quando sciolse il municipio X per infiltrazioni mafiose, come riscontrabile dal decreto emanato all'epoca.

“La cultura, gli spettacoli, la musica: queste iniziative sulla legalità, in un quartiere che rifiuta ogni regola poiché sottostà alle regole decise dai clan, hanno provocato gravi dispetti. Segnali negativi assolutamente da non sottovalutare per gli inquirenti”, ammonisce Angeli. L’incendio ha riguardato il magazzino e ci sono volute quattro ore per domarlo: “Il magazzino non ha né un impianto elettrico né condutture del gas: non vorremmo credere che l’incendio si sia generato dall’unico rubinetto dell’acqua presente?”.

Con Federica Angeli abbiamo così affrontato il discorso più in generale: “Fino a tre anni fa, fino all’arrivo di Pignatone, Ostia è stata ignorata, così le mafie l’hanno fatta da padrone. Oggi le forze dell’ordine non stanno con le mani in mano: quello che mi spaventa è l’impreparazione della magistratura giudicante”, osserva con forza la giornalista.

E il riferimento non può non essere alla sentenza d’appello sul clan Fasciani che ha fatto sì che il 416bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, venisse derubricata ad una semplice associazione per delinquere: “Questo vuol dire non saper riconoscere culturalmente la mafia a Roma. Se ci pensate la mafia romana non ha un nome, se non per invenzioni giornalistiche. Quando le cose non hanno un nome vuol dire che non si riconoscono”, aggiunge Federica Angeli ai nostri microfoni.

E allora quali prospettive? “Il commissario straordinario Domenico Vulpiani deciderà se Ostia dovrà andare o meno al voto, ma a mio avviso non si è pronti per tornare a votare. Quel che è certo è che un anno e mezzo di commissariamento non può cancellare quarant’anni di infiltrazioni mafiose”, racconta infine la nostra ospite.

E allora attraverso una maggiore consapevolezza, anche culturale, da parte della cittadinanza, si potrà essere pronti per cercare davvero di voltare pagina anche con una normalizzazione dell’apparato amministrativo del X Municipio.

Leonardo Vacca