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Che fine ha fatto Bernadette? : la recensione

Giovedì, 12 Dicembre 2019 20:38

Con protagonista Cate Blanchette, arriva in cinema dal 12 dicembre “Che fine ha fatto Bernadette?”

E’ affidata al regista Richard Linklater la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Maria Semple del 2012. Lecito quindi aspettarsi molto, ma sono forse le troppe aspettative a deludere? Forse sì ma non solo.
É il premio Oscar Cate Blanchett ad interpretare la protagonista Bernadette Fox. Architetto quasi leggendario e autrice di un inizio di carriera sfavillante, la Fox dopo aver visto radere al suolo il suo progetto più prestigioso ed apprezzato, ha staccato la spina alla sua creatività ma anche alla vita ed ai contatti col mondo.
Ha salutato Los Angeles e col marito e la figlia s’è trasferita a Seattle, città dove non s’è mai integrata e nella quale nessuno sforzo ha fatto in tale direzione.
Sociopatica e misantropa fin nel midollo, Bernadette ha acquistato un villa fatiscente che è lo specchio perfetto della propria condizione interiore.
I rapporti col marito sono più che annacquati, mentre l’unica finestra sul mondo resta la figlia ( Emma Nelson), geniale come i genitori, e vera anima gemella della madre.
La chiave di volta nella vita di Bernadette e della famiglia intera è la scoperta di essere stata truffata dalla propria assistente personale via remoto.
Il marito ( Billy Cydrup) la vuole in analisi, e non a torto probabilmente.Bernadette però ha bisogno soprattutto di ridare linfa alla propria creatività. Gente come lei deve creare, sennò finisce di vivere. L’occasione verrà fornita da un viaggio che la figlia voleva tanto fare e che la mamma proprio non digeriva ed era pronta a far saltare.
Che fine ha fatto Bernadette? È un film che dovrebbe essere più complesso di quanto riesca a fare. Un film che si regge troppo sulle qualità di una attrice come la Blanchett e che ci mette mette davvero troppo ad entrare nel vivo. Gli elementi ci sarebbero tutti, purtroppo però per Linklater e soprattutto per noi, l’amalgama non si trova e malgrado qualche battuta ben assestata e alcuni spunti briosi nei dialoghi, il film non trova la sua anima e noi non troviamo traccia del regista di School of Rock e Boyhood.  

Di Alessandro Giglio