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Caparezza : Teste di Modì, testo e interpretazione

Sabato, 19 Aprile 2014 15:48

L'interpretazione è un lavoro lungo e difficile, specie per testi come Teste di Modi, intanto godetevi il testo di questo grande brano, Teste di Modi!

L'arte è convenzione. La stessa identica opera può essere infinitamente diversa se ne cambia l'autore, ad esempio: lo stesso blocco di marmo, se scolpito da un grande artista non riesce quasi ad avere valore di mercato, se scolpito da me non vale una lira; lo stesso blocco di marmo, se modellato da Modigliani è ammirato e studiato dalla critica, se scalpellato da me, non viene assolutamente considerato. Ed è proprio la miopia dell'arte, e più in generale, l'influenza dei mass media su tutte le convenzioni umane, che volevano smascherare i tre ragazzi delle teste di Modì, con niente più che uno scherzo ben ideato. Ed è proprio l'astigmatismo dell'opinione pubblica, che Caparezza vuole colpire dedicando questo magico brano a quella magica impresa. 

Potete anche godervi la lettura delle interpretazioni di Cover  e di Non me lo posso permettere, Giotto Beat e Mica Van Gogh e  Fai da Tela e è tardi!!

 

Eccovi il video:

 testo e interpretazione

Da giorni dragano il fondale del fosso reale,
per omaggiare con un trofeo,
Italiani,

Correva l'anno 1984, e Livorno si apprestava a celebrare il centenario della nascita di uno dei suoi figli più illustri, Amedeo Modigliani. Proprio per l'occasione il comune ha deciso di organizzare una mostra in suo onore al Museo Progressivo di Arte Moderna, cercando di raccogliere in giro per il mondo i pezzi più importanti del toscano emigrato a Parigi. La mostra però è debole sia dal punto di vista artistico che mediatico: la mole di pubblico è davvero esigua e la critica la snobba poiché contiene poche e poco importanti opere di Modì. Così, la conservatrice del museo di cui sopra, cui era stata affidata la mostra, Vera Durbé, decide di chiedere al comune un importante finanziamento per un tentativo, a dir poco grossolano, di ridare visibilità all'esposizione: dragare Fosso Reale con imponenti macchinari alla ricerca di tre fantomatiche opere di Modì.  

livorno

luglio agosto mi pare,
gli occhi addosso alle pale,
cercano sculture di Amedeo Modigliani,

La leggenda, infatti, narrava che Modigliani, in una fugace e interinale visita a Livorno, quando ormai risiedeva da tempo a Parigi, nel 1909, avesse scolpito tre teste e le avesse portate al Caffè Bardi, un'isituzione a Livorno, per mostrarle ai suoi amici artisti. Con poco tatto e molta poca lungimiranza i pittori amici gli consigliarono di gettare nel fiume quegli strani blocchi di pietra. Modigliani, a parere di chi lo conosceva, non avrebbe mai compiuto un gesto del genere, per quanto eternamente depresso e incompreso dai suoi contemporanei: il nostro Modì, ovviamente, non diede mai retta all'infausto consiglio dei conviviali. Fatto sta che queste opere scomparvero nel nulla senza nessuna traccia di loro. E proprio abboccando a questo mito cittadino che la Durbè e il comune di Livorno cominciarono gli intensi lavori di ricerca delle opere, nel Luglio dell '84. 

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Giorni passano interi,
zero bassorilievi,
poi vedi qualcosa viene su,
Alleluja!
Tre teste incise su tre pietre,
scatti dal treppiede,
la tribu, esulta!

Passano i giorni, ma di opere modiglianee, nemmeno l'ombra. Cominciano già ad ombreggiare e a palesarsi le prime denunce all'ennesimo spreco di denaro pubblico, quando, con grande sorpresa di tutti, la benna cozza con un oggetto: si tratta di tre volti incisi su tre blocchi di pietra!

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Gli esperti dicono che si, quelle li, sono di, di Modì!
Esporle qui, nel museo, di Amedeo, oggidì!
Dillo al TG!
Visitatori a frotte, personalità dotte, specialisti a corte, raccontano già frottole!

L'opinione pubblico è messa a soqquadro dalla notizia: accorrono appassionati da tutto il mondo, giornalisti e importanti critici d'arte giungono nella citta Labronica per dare testimonianza dello straordinario evento e per valutare l'autenticità delle Teste. Il TG1 realizza un lungo ed entusiasmato servizio. I promotori dei lavori, i fratelli Durbé, sono inequivocabili: le opere sono originali di Modì; a corroborare la loro tesi i più importanti critici d'arte della storia italiana, Giulio Carlo Argan ( il primo in foto) afferma :" una di esse presenta finezze di taglio che rievocano inequivocabilmente Modigliani"; Cesare Brandi ( il primo a vedere le teste ma il secondo in foto) "Sono di Modigliani, hanno una luce interiore. In quelle scabre pietre c'è l'annuncio, c'è la presenza". Insomma, l'Italia dell'arte è scossa da un tale eccezionale e irripetibile ritrovamento. 

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Perché vedete quelle teste nelle teche sono tre ciofeche fatte da studenti con il Black and Decker!

Per il 2 Settembre del 1984, è prevista l'inaugurazione dell'esposizione delle Teste di Modì al Museo livornese. Una notizia clamorosa però, comincia a circolare a mezzo stampa: tre studenti labronici hanno rilasciato un'intervista a un importante periodico italiano asserendo di essere gli autori della seconda delle tre teste. Hanno usato un banalissimo trapano Black and Decker per incidere il volto sul blocco di arenaria. Niente più di un gioco, una burla ben riuscita, anche grazie alla miopia dei professoroni e dei luminari. ma quale Modigliani!? I tre ragazzi vengono perfino invitati dalla Rai in prima serata davanti a 10 milioni di telespettatori per riprodurre l'opera e per scalfire la tenacia dei due Durbé, che ancora dissimulavano la certezza della non autenticità delle teste. 

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Rit.
Si, Io voglio essere così,
come i ragazzi delle teste di Modì,
ed ogni volta che ti metto in crisi,
con i miei sorrisi puoi chiamarmi testa di!
Si,io voglio essere così,
come i ragazzi delle teste di Modì,
prendermi gioco di ogni tua certezza,
ma con leggerezza,
come un colibrì!

Caparezza, riconfermando le tendenze già evidenziate in pezzi come "La legge dell'Ortica" o "Abiura di Me", si identifica completamente nei tre ragazzi livornesi. Con i suoi brani, il Capa vuole sconvolgere i luoghi comuni, prendersi gioco delle certezze del suo pubblico, sfottere mistici, guru e professoroni della prima ora; usare le parole e la musica per rivorticare le convinzioni e i cliché come i ragazzi delle Teste di Modì hanno fatto per sconvolgere il mondo dell'arte. 

Dicevamo, l'arte è convenzione, ma lo è anche la musica, lo è, purtroppo aggiugo, anche la storia. Tutto cambia se modifichiamo il punto di vista, se sedimentano le convinzioni, se un solo tassello dei nostri eruditi e complessi ragionamenti viene meno. E pensate un po',  forse anche il nostro amato Caparezza è vittima di un luogo comune, o meglio, della sedimentazione nell'opinione pubblica di una verità quanto meno parziale. Abbiamo chiarito chi furono gli autori della seconda testa, Michele Gheralducci, Pierfrancesco Ferrucci e Pietro Luridana, che tra le altre cose ho avuto modo di conoscere ieri a Rock in Roma, quando il Capa li ha chiamati sul palco ( tra l'altro ricevendo un lunghissimo applauso dall'arena sold out di Capannelle); ma chi fu l'autore delle altre due teste? Si tratta di Angelo Froglia, discreto artista Livornese e abilissimo falsario delle opere di Modigliani . Ora, mentre i tre studenti avevano un intento giocoso e profittavano dell'assurda idea dei Durbè e del Comune, Froglia aveva un intento artistico e anzi, post moderno. In un' intervista afferma:

"Non mi interessava fare una burla, lo scherzo dei tre studenti è stata una variabile impazzita che mi ha intralciato non poco. Il mio intento era quello di evidenziare come attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente. Inoltre io sono un artista, mi muovo nei canali dell’arte, volevo suscitare un dibattito sui modi dell’arte e questo mi è riuscito in pieno. La mia è stata un’operazione concettuale, se volete in un certo senso è stata anche un’opera d’arte, come quella di Christo che impacchetta i monumenti, ma non avevo alcun intento polemico contro l’amministrazione, né contro la città, né contro i critici d’arte come singoli.. Volevo semplicemente far sapere come nel mondo dell'arte l'effetto dei mass media e dei cosiddetti esperti possa portare a prendere grossissimi granchi”

Non doveva quindi forse il nostro Capa dedicare il pezzo al Froglia? Non è il suo intento provocatorio più simile a quello del Froglia che a quello dei tre ragazzi? Caparezza è consapevole e tace il Froglia per comodità di testo e di simbolo da evocare, oppure non conosce a fondo la questione? Non è stranamente insolito che Caparezza sbagli addirittura denominando i tre ragazzi come i ragazzi delle teste di Modì quando ne scolpirono solo una?  Probabilmente sono io il malato e tutte queste argomentazioni non hanno riscontro, ma mi fa comunque piacere condividerle con voi, mio sconfinato e affezionatissimo pubblico, ormai giunto a quasi 150.000 visitatori unici ( che in gergo vuol dire persone fisiche, ma sicuramente siete anche unici in senso stretto). E colgo l'occasione per ringraziarvi ancora tutti. 

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Would the real Modigliani head please stend up?

La citazione è meravigliosa: in "The Real Slim Shady" Eminem racconta come, una volta diventato famoso, il rapper sia sempre oggetto di imitazioni e plagi da parte della comunità hip-hop. Di conseguenza chiede al suo pubblico ( may I have your attention please): "si alzi il vero Slim Shady, il vero rapper!" Così il nostro Capa chiede di innalzare la vera testa di Modì, senza ricevere risposta chiaramente! Ringrazio infinitamente Leone Cicognani, che mi ha illuminato sulla splendida citazione e Mario Puggioni che, oltre ad aver compreso anche lui prima di me il verso, mi ha chiarito perché il Capa utiizzi "would" e non "will": semplicemente perché sono entrambi condizionali, uno al passato, uno al presente. 

questi fissano una pietra ed hanno la Stendhal!

Quando parla di "Stendhal", invece, Salvemini si riferisce alla sindrome di Stendhal, ovvero quella affezione psicosomatica che colpisce i soggetti che rimangono così impressionati dall'osservazione di un'opera d'arte da avere tachicardia, vertigini o addirittura svenire. Prende il nome da Stendhal, che fu il primo a cristalizzarla in letteratura, narrando dei sintomi che aveva patito dopo la visita a Santa Croce a Firenze. Bene, i critici d'arte e i professoroni che giurarono l'autenticità delle teste di Modì, ci è mancato poco che rivendicassero anche la loro Stendhal. 

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Ma che razza di sibille,
parlate troppo presto e siete senza pupille,
come i volti del maestro,

Eccolo il Capa che comincia a scagliarsi contro la classe di cui parlavamo prima, anzi, allargandola metaforicamente, a tutti i saccenti, ai sostenitori di contenitori chiusi, di dogmatismi e di assiomi. Sono senza pupille, dice il nostro amato cantautore, come i volti di Amedeo Modigliani; non hanno il senso del futuro, e fingono anzi di poterlo controllare, come le Sibille. 

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Pazzi!
Sostenete il contrario del vero
Quindi passi che le vostre carte
siano state battute da sassi.

L'invettiva del Capa si fa sempre più rovente, forse anche troppo. Sicuramente è vero che le carte dei critici sono state liquidate, asflatate dai sassi dei ragazzi e dal Froglia. Nelle immagini in basso potete osservare proprio i responsabili della storica scoperta, i fratelli Durbé, cui secondo me si riferisce il Capa quando parla di carte: a tempo di record, a praticamente pochi giorni dal ritrovamento, Dario Durbé pubblica un libro con titolo " Due pietre ritrovate di Amedeo Modigliani", con tanto di foto e autorevoli opinioni a favore dell'autenticità raccolte in quei giorni. "Parlate troppo presto", ha ragione, ora, col senno del poi, la nostra Pala Eolica sulla Statale. 

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Siete come il chiasso della folla indelicata
che a Parigi tratta la Gioconda come Lady Gaga.
"Monna Lisa!!! Mannaggia non si è girata!
Mmm... hai visto che pelle liscia e levigata?"

Coloro che hanno rivendicato con forza che le tre ciofeche fossero opera di Modigliani, a parere di Michele, non sono lontani dagli ignoranti che, in visita al Louvre, guardano alla Gioconda come ad una pop star. Accomunare sacro e profano, arte e falso, capolavoro a monnezza, è stato e rimane, caratteristica comune ad entrambe le così diverse classi di persone. 

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è un problema trito, fede e mito, 
finché morte non ci separi tipo fede e dito.
Venerare teste rivoltate dentro il fango e nella torba
mentre Modigliani si sta rivoltando nellla tomba.

L'analisi di questo testo diventa sempre più complessa, con mia gran sorpresa, anche dal punto di vista sintattico e morfologico. Parafraso allora: rimarrà per sempre un problema, fino alla fine dei tempi, quello di correlare il racconto mitologico o leggendario e la fiducia in esso riposto dalle persone. Come si poteva con raziocinio credere che Modigliani avesse gettato opere del suo genio nel Fosso Reale? Proprio perché credere, anche in qualcosa di irreale, rende, almeno psicologicamente, più vicina la meta e un po' meno rarefatto il risultato. Perché credere nell'assurda storia di cui sopra, era l'unico modo per rinverdire una mostra ormai in declino. E così il mito del ritrovamento diventa realtà nella psiche di chi ha potuto osservare le Teste; solo credendo ad un mito si potevano venerare tre teste trovate nel fango del Fosso Reale di Livorno. 

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Ho dieci anni ma mi piace l'arte varia,
più dell'uomo l'uomo ragno blocca mostri gambe in aria,
tolgo il suo poster per i miei nuovi eroi,
che mandano all'aria mostre con i blocchi di arenaria!

Caparezza racconta di essere rimasto molto colpito dalla storia delle Teste di Modì: l'arte varia dei ragazzi labronici e di Froglia era un superpotere molto più importante del poter lanciare ragnatele per il giovanissimo Salvemini, ecco perché il poster di Spiderman può essere con entusiasmo buttato nel secchio. I nuovi eroi del Capa, e di chiunque creda nella forza travolgente e straordinaria dell'arte per l'uomo, sono quattro ragazzi come noi, che con un gesto semplicissimo sono stati capaci di vincere i limiti degli assiomi e delle certezze degli esperti d'arte, per mostrare il trionfo del relativismo e la vaghezza della verità. 

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Rit.
Si, Io voglio essere così,
come i ragazzi delle teste di Modì,
ed ogni volta che ti metto in crisi, 
con i miei sorrisi puoi chiamarmi testa di! 
Si,io voglio essere così, 
come i ragazzi delle teste di Modì,
prendermi gioco di ogni tua certezza, 
ma con leggerezza, 
come un colibrì!

 

Tra le fonti ringrazio : http://www.instoria.it/home/teste_modigliani.htm e http://www.lanazione.it/livorno/cronaca/2013/09/08/946834-beffa-modigliani-mostra.shtml e http://freemaninrealworld.altervista.org/il-mistero-delle-teste-di-modigliani/?doing_wp_cron=1406134082.3027200698852539062500