AUTORE: CHUCK PALAHNIUK EDITORE: MONDADORI ANNO ED. : 2003 PAGINE: 279
“Se stai per metterti a leggere, evita.
Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finché sei ancora intero.
Salvati.
Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti iscriverti a un corso serale. Diventare un dottore. Così magari riesci a tirare su due soldi. Ti regali una cena fuori. Ti tingi i capelli.
Tanto, ringiovanire non ringiovanisci.
Quello che succede qui all'inizio ti farà incazzare. E poi sarà sempre peggio.
Quello che trovi qui è la stupida storia di un ragazzino stupido.”
Un linguaggio pungente, piccante, tagliente. Un romanzo forte, lo si intuisce fin da subito con un incipit che mette in guardia il lettore da una storia poco rassicurante.
E così nascono i personaggi, eroi tragicomici. Grazie alle loro storie ritrovano dignità, ma per scoprire tutta la verità bisogna arrivare fino in fondo.
Victor Mancini è in ogni caso il vero protagonista, studente mancato di medicina, che per pagare le spese ospedaliere della madre ha adottato un piano perverso: fingere di soffocare nei ristoranti per colpa di un boccone. In questo modo sarà per sempre legato ai suoi salvatori, che ogni giorno gli inviano un gruzzoletto.
Ma a soffocare è anche l’anima di Victor. Un uomo prigioniero dei suoi ricordi dolorosi, alla disperata ricerca d’amore, che però non riesce a vivere, anche a causa dei suoi problemi di sessodipendenza.
Un libro crudo, ma intenso e a tratti anche divertente, che attraverso le problematiche dei vari soggetti, ti travolge nella loro solitudine, nella sensazione di fallimento che provano.
I romanzi di Chuck Palahniuk non sono per tutti, ma sicuramente merita un tentativo.
Buona lettura!
"Ho passato la vita a definirmi sulla base di ciò contro cui mi battevo."
"Sí. Io ero contro tutto, ma mi capita sempre più spesso di pensare che non sono mai stata pro niente."
"Certo, uno può criticare e lamentarsi e giudicare tutto e tutti, ma poi cosa si ritrova?"
"Lamentarsi non significa creare qualcosa. Ribellarsi non significa ricostruire. Sbeffeggiare le cose non significa cambiarle..."
"Sì, forse abbiamo fatto a pezzi il mondo, ma adesso non abbiamo idea di come ricostruirlo."
"La mia generazione ha sempre ridicolizzato tutto quanto, ma il mondo non è migliorato di tanto così. Abbiamo passato tanto di quel tempo a giudicare quello che avevano creato gli altri che, alla fine, di nostro abbiamo creato ben poco. Nella ribellione io mi ci nascondevo. Usavamo la critica come finto strumento di partecipazione. Sembra che abbiamo fatto chissà cosa, ma in realtà non abbiamo combinato proprio niente. Io non ho lasciato niente di buono al mondo."
"E suo figlio? Dove lo mette, Victor?"
"Victor? Anche lui avrà le sue vie di fuga. Fare figli è l'oppio dei popoli."
Di Martina Barbieri.