Alle 7 del mattino di Sabato 22 Marzo, ci ritroviamo tutti noi volontari davanti ai pullman di Albano e Ariccia, pronti a partire alla volta dell'Agro Pontino. Il tempo non promette bene e l'aria è un po' fredda. Ad Albano c’è Silvia, la nostra referente, in uno stato di agitazione e stress, frutto di settimane di organizzazione. Non si aspetta che il peggio deve ancora arrivare.
Indirizziamo i partecipanti ognuno sul proprio pullman; infine anche noi saliamo sul nostro e iniziamo a rilassarci. Poi, una telefonata. Venticinque ragazzi del Liceo Scientifico “G. Vailati” di Genzano sono rimasti a piedi perché l'autobus messo a disposizione dal Comune si è rotto. Panico. Riflettiamo… Cambio di programma! I volontari scendono dal pullman e partono in macchina: il nostro autobus andrà a recuperare i ragazzi di Genzano. Attiviamo il navigatore, ci avviamo mangiando merendine e cracker, Silvia passa il viaggio al telefono tamponando tutte le richieste dell’ultimo minuto.
Finalmente arriviamo a Latina. Più o meno facilmente parcheggiamo e ci ritroviamo con gli altri all’inizio del corteo. In poco tempo, la gente che accorre si duplica, triplica: diventiamo gli ultimi del corteo. Non c'è spazio, siamo stretti, stretti gli uni agli altri, ci calpestiamo i piedi. Di sotterfugio qualcuno passa di mano in mano gli squisiti biscotti di Paola. Silvia si spruzza Fiori di Bach sotto la lingua. Inizia a piovere, poi smette, fa caldo, poi freddo. Iniziamo ad alzare le bandiere, allungare gli striscioni, colorarci di frutti e magliette con gli articoli della Costituzione. Finalmente si parte. Comincia la marcia, alcuni ragazzi cantano, qualcuno passa con una chitarra, qualcun altro con un tamburello. Grazie agli altoparlanti ascoltiamo l'elenco dei nomi: una per una, ricordiamo ogni vittima di mafia, dall'Ottocento ad oggi.
Si fa fatica ad entrare in Piazza del Popolo. Siamo tanti, si parla di 100mila persone. Poi esce Don Ciotti, c'è confusione, dal punto in cui siamo lo sentiamo a stento, ma chiaro e tondo arriva il suo monito: «Non accontentiamoci di avere camminato insieme, non accontentiamoci di quello che stiamo facendo, se non c'è il morso del più, del più!». In prima fila, sotto il palco, i famigliari delle vittime: sui loro volti si legge la commozione e la speranza di ottenere un giorno giustizia e verità.
Dopo la pausa pranzo, ci dividiamo per seguire i seminari e gli spettacoli organizzati in città. Infine ci si prepara per il rientro, ma le sorprese per il nostro presidio non sono finite. Non si trovano alcuni ragazzi che dovevano riprendere il pullman per Frascati, minorenni. Scatta l'allarme. Silvia riattiva il telefono bollente. Per fortuna i ragazzi si ritrovano, ma sono sul pullman sbagliato. Intanto, noi andiamo a recuperare la macchina. Stiamo per entrare, quando ci accorgiamo che abbiamo lasciato le luci accese: batteria scarica, macchina morta! Censurando lo sfogo di Libero, proprietario della macchina, cerchiamo qualcuno che abbia dei cavetti (noi ovviamente ne eravamo sprovvisti). Dopo inutili tentativi, fermiamo una signora che chiama il marito in soccorso. Arriva lui, alto un metro e novanta, spalle grosse, il tipico uomo di casa che sa quello che fa. Ci aiuta a spingere la macchina e la facciamo ripartire "all'Americana". Recuperiamo Silvia, che si tuffa in macchina per non farla spegnere, mentre da fuori, dai castellani in attesa del loro pullman, scatta un applauso di sollievo. Si rientra, ridendo e scherzando su tutto quanto accaduto e ognuno in cuor suo temendo che potesse accadere ancora altro.
Entro in casa: sono dodici ore che stiamo in giro e sono a pezzi. Penso che la Giornata della Memoria me l'aspettavo diversa, che mi aspettavo un coinvolgimento diverso, che, tra tutti quegli imprevisti e tutti i dettagli da organizzare, forse non ne ho sentito appieno il significato. Poi ci ripenso meglio. Mi ha emozionato vedere tutta quella gente unita per un impegno comune, mi ha emozionato sentire, seppur confusamente, Don Ciotti, mi ha emozionato vedere tutte quelle bandiere colorate, vedere tanta solidarietà intorno ai famigliari delle vittime, vedere tanti giovani che lottano per un Italia diversa e pulita. Ma quello che più di tutto mi ha emozionato è stato il mio presidio. È stata la collaborazione tra i volontari, è stata la tenacia di Silvia, le risate di Giorgia e Camilla, i biscotti di Paola, la serenità di Cristina, i turpiloqui di Libero. Perché impegnarsi significa anche questo, creare una rete, fatta di relazioni, di persone tanto diverse tra loro eppure unite da uno scopo comune, perché da quando sono volontaria di Libera ho imparato tante cose, ma soprattutto ho sentito tante cose, tante emozioni, perché Libera ti coinvolge e non ti abbandona più, perché Libera siamo noi!
Ringraziamo il Comitato Soci Coop – Unicoop Tirreno – Sezione Castelli Romani per l’organizzazione dei pullman da Velletri; i professori, gli studenti, gli scout, i Comitati di quartiere, le Associazioni, le amministrazioni comunali che hanno aderito. E ringraziamo tutti i volontari del presidio per la loro fondamentale perseveranza!
Sara Testa, per il presidio di Libera Castelli Romani