Claudia Budroni, sorella di Dino Budroni, ucciso da vari colpi d'arma da fuoco da parte di un poliziotto, sul Grande Raccordo Anulare di Roma, il 30 Luglio 2011, è stata nostra ospite nel programma di approfondimento ed interviste, Politically Scorrect.
Assieme ai conduttori, Claudia ha potuto ripercorrere e scendere anche nei dettagli più oscuri, secondo lei e leggendo le carte, della vicenda.
L'antefatto. La sera dalla (ex?) compagna
Claudia: "Non escludo che i toni di mio fratello siano stati accesi. Ma questo non giustifica un omicidio"
Nella prima parte della trasmissione, si è cercato di riepielogare i fatti della sera precedente alla sparatoria e all'inseguimento. E' accertato che Dino Budroni abbia fatto una scenata di gelosia, probabilmente alzando di troppo i toni, fuori lo stabile dell'abitazione dove quella sera si trovava la sua, forse, ex compagna. Secondo le testimonianze della donna, il Budroni avrebbe addirittura tentato di sfondare il portone. La donna, impaurita, ha deciso di chiamare la Polizia. In realtà, le forze dell'ordine non sono state chiamate da lei: ma da un uomo, che in una registrazione della telefonata al 113, si presenta come un suo amico.
Il fatto. Il dubbio dell'inseguimento, secondo Claudia. poi gli spari sul GRA di Roma
Claudia: "Come ha potuto mio fratello correre all'impazzata per tutto il Raccordo, in una giornata da bollino rosso per il traffico?"
Nelle parti successive è stato trasmesso un audio della Polizia che parla con la centrale operativa chiamando a raccolta tutte le vetture in servizio sul Raccordo. Si immagina un inseguimento come nei film americani, ma molte "gazzelle" la macchina del Budroni non la vedono. Come è possibile? Emblematico è quando il poliziotto, Michele Paone, ora sotto processo, proprio durante l'inseguimento, ha chiesto l'intervento di Vigili del Fuoco e una ambulanza. "Perché, mi chiedo io? Perche chiamare già quei mezzi di soccorso se te stai ancora inseguendo una persona sul Raccordo", si chiede Claudia ai nostri microfoni.
"Dalle perizie poi emerge che Dino è stato ucciso con l'autovettura completamente ferma, al massimo a meno di 50 km/h". E prosegue Claudia: "Col freno a mano tirato e la marcia prima inserita. Qualcosa qui non mi torna". La Budroni si riferisce alla perizia firmata dal dott. Alberto Mancini nella quale si sottolinea come i bossoli di proiettile siano stati rinvenuti davanti la vettura del fratello e non dietro, come invece una velocità sostenuta, avrebbero imposto.
"E' la rabbia a mandare avanti le mie giornate. Dino dovrà avere giustizia. A luglio ci sarà il verdetto del primo grado. Speriamo bene."
Dino Budroni ha anche ricevuto due condanne da morto: per aver prelevato la borsa della sua ex fidanzata e perché deteneva una balestra.
Il podcast integrale della trasmissione del 15 maggio 2014
Alla fine del nostro pezzo, tutta la redazione di Radio Libera Tutti vuole esprimere i nostri più sentiti ringraziamenti a Claudia Budroni e alla sua famiglia per la disponibilità, l'affetto e gli attestati di stima che ci ha rivolto tramite il suo profilo Facebook.
Da tutti noi la promessa di non abbandonare l'attenzione sul caso, esortandovi a chiamarci quando ci siano novità rivelevanti. E che la motivazione che ci manda avanti nel proseguo del cammino di RLT è nel dare voce a storie come quella di Dino Budroni.