Senza ricordi, non c’è presente.
Alice Howland è una professoressa di linguistica alla Columbia University. Stimata in tutto il mondo accademico, è sposata e madre di tre ragazzi ormai adulti.
Alice è felice di dividere la sua vita tra l’amore per il marito e i figli e gli impegni universitari, ma passato il 50° compleanno nota che qualcosa ha iniziato a cambiare. Parole, nomi, date sembrano lentamente scivolarle di fronte agli occhi senza riuscire ad afferrarli.
Alice ha una forma precoce ed ereditaria del morbo di Alzheimer. Rapidamente la sua vita e quella della sua famiglia cambia. L’eminente linguista è così costretta a lasciare il lavoro, appuntarsi nomi, a porsi ogni giorno le stesse domande per monitorare la sua digressione.
Alice cerca di aggrapparsi a tutto quello che le rimane, che ricorda, a tutto quello che piano piano si sta sgretolando tra le sue mani.
Come tutti i film che trattano temi importanti Still Alice, non è un film semplice. Per tutti i 100 minuti della pellicola, lo spettatore spera in un lieto fine, un cenno di speranza che sembra non arrivare.
Toccati sul piano personale dal romanzo di Lisa Genova, i registi/sceneggiatori W. Westmoreland e R.Glatzer (quest’ultimo affetto da SLA) danno vita ad un opera lineare, ma durissima.
La trama, priva di colpi di scena, può sembrare piatta in alcuni punti, ma al contrario ogni artificio retorico e scenico è messo volutamente da parte, per concentrarsi esclusivamente sulla protagonista.
Il ruolo di Alice, è affidato alla bellissima Julianne Moore, candidata all’Oscar e vincitrice del Golden Globe per miglior attrice in film drammatico.
Moore torna ancora una volta a ricoprire un ruolo drammatico, calzando con una facilità impressionate la maschera di Alice.
Immedesimandosi perfettamente nella parte, Julianne Moore riesce a trasmettere tramite la propria espressività il reale senso di spaesamento e confusione nel quale scivola lentamente la protagonista, lasciando ben poco da obiettare. Anche il resto del cast, tra i quali spiccano Alec Baldwin e Kristen Stewart, si fonde perfettamente nell’inquadratura che piano piano, insieme ad Alice, si inizia a sfocare.
Giudizio finale: 7/10. Buon film che pur essendo un macigno, non mette in ginocchio lo spettatore. Strepitosa la Moore, specialmente in originale.