Nei giorni scorsi, con appena alle spalle la Notte degli Oscar, si pensava ai veri delusi della kermesse Hollywoodiana. Tra gli indiziati numero 1 anche “The Imitation Game” che partendo con 8 nominations in dote, portava a casa appena un Oscar per la miglior sceneggiatura non originale.
Stamattina ho avuto modo finalmente di vedere “Foxcatcher” di Bennett Miller. Premiato non a caso per la miglior regia all’ultimo Festival di Cannes, Miller, come già in occasione di “Truman Capote – A sangue freddo”, si avvale della sceneggiatura di Dan Futterman, coadiuvato questa volta da Max Frye. Cinque nominations per questo film che torna invece da Los Angeles a mani vuote non senza rimpianti.
Adattamento dell’autobiografia Foxcatcher: The True Story of My Brother's Murder, John du Pont's Madness, and the Quest for Olympic Gold scritta da Mark Schultz, campione olimpico nella lotta nel 1984, il lavoro di Miller regala un ritratto solido, davvero ben realizzato su una di quelle storie che forse possono nascere solo negli Stati Uniti e solo li possono esser portate sugli schermi con questi risultati.
L’impianto narrativo, seguendo un andamento lineare, ci porta a scoprire la vita di Mark Schultz che sembra ricordare un po’quella dei reduci di guerra. Il sacrificio per sé ed il proprio Paese che viene riconosciuto solo a ridosso dell’evento che “consacra” l’atleta così come il militare.
foxcatcher, la trama
Nella vita di tutti i giorni Mark fa fatica ad arrivare a fine mese ed il suo Paese sembra non ricordarsi di lui che vive in solitudine le sue giornate all’interno di una casa spartana, allenamento dopo allenamento.
La telefonata di un uomo dell’entourage di John Du Pont lo invita a recarsi nella tenuta di questi. Il magnate della ricchissima famiglia che aveva fatto fortuna con gli armamenti durante la Guerra Mondiale prima e con prodotti farmaceutici poi, lo convince a trasferirsi li dove potrà allenarsi con altri atleti in vista degli imminenti mondiali francesi e delle successive Olimpiadi di Seoul.
Molte somiglianze si intravedranno con “The Master” in questa storia che parla di riscatto, solitudine, dipendenza e potere legato al plagio. La fragilità di un uomo che sente di aver vissuto all’ombra di un fratello che pur lo ama tanto e da sempre ha badato a lui, fanno da cornice ad un dramma che si consuma lentamente prendendo pieghe che non ti aspetteresti.
FOXCATCHER, I PERSONAGGI
Tutti i personaggi di Foxcatcher giocano al meglio la loro parte. Un irriconoscibile Steve Carell è un affabulante e indecifrabile John Du Pont che muove gli uomini come pedine di un gioco. Non molto diversamente da come fa la madre trattando i cavalli da competizione che sono ospiti della tenuta Du Pont da sempre.
I due fratelli (entrambi Olimpionici) sono impersonati da Channing Tatum e Mark Ruffalo. Il primo è il protagonista assoluto della pellicola e dimostra come dall’esordio del 2005 con “Coach Carter” ne abbia fatta di strada dando una bella prova di sé.
Mark Ruffalo, dopo la gradevole commedia“Tutto può cambiare”, centra ancora il bersaglio con una prova matura e senza sbavature.
I tempi sono un po’ lunghi e i 134 minuti del film si faranno sentire senza pregiudicare l’idea di fondo: davvero un bel film, peccato dobbiate attendere ancora un po’.
foxcatcher, il trailer
Ecco il trailer di Foxcatcher: