Elliott (Kevin Costner, due premi Oscar per Balla coi lupi), avvocato di Los Angeles, dopo aver perso la moglie in un incidente stradale deve fare i conti con le difficoltà che derivano dal crescere da solo la nipotina bi-razziale Eloise. La bambina è sveglia, esigente e affettuosa, suo nonno è premuroso, colto e alcolizzato. Il mondo di Elliott viene letteralmente sconvolto quando la nonna paterna della piccola, Rowena (Octavia Spencer, premio Oscar per The Help) chiede che Eloise venga affidata alle cure del padre, Reggie, un drogato che aveva abbandonato la figlia subito dopo la morte della madre, avvenuta per complicanze durante il parto. Ne scaturisce una battaglia per l’affidamento che fa riemergere vecchi pregiudizi a lungo rimasti sepolti.
Il film ha rischiato di non essere girato per mancanza di soldi. I produttori non lo ritenevano molto commerciale, soprattutto per l’estero, ma per nostra fortuna Costner ha deciso di produrlo perché credeva nella sceneggiatura e nelle corde interiori che il film pizzicava.
Black or White è tratto da una storia realmente accaduta (cosa che ormai accade veramente spesso) e vuole evitare i grossi stereotipi del tema razziale, poiché i colori della pelle fanno da sfondo al film ma non ne intaccano la sostanza. Nella sceneggiatura troviamo infatti molti riferimenti, uno su tutti è una frase pronunciata dal protagonista “non è il primo pensiero che conta, ma il secondo e il terzo e il quarto, e quelli sono i pensieri che mi definiranno come qualcuno che è tollerante o come qualcuno che è ignorante”.
Mike Binder si dimostra ancora una volta buon regista ma soprattutto uno sceneggiatore fine, molto bravo nella costruzione della storia ma anche in quella degli sketch che danno all’opera cinematografica quella giusta ilarità proveniente da uno dei suoi mondi, gli spettacoli comici. Infatti, tragedia e comicità si rincorrono per tutto il film parallelamente, senza mai uscire dai loro binari, per raccontare il dolore di un uomo che ha perso tutti gli affetti tranne l’ultimo, sua nipote, e vuole lottare con tutte le forze per tenerla con se, non per puro egoismo ma per amore.
Abbiamo ancora dei grossi problemi legati al razzismo. La gente si vede bianca, nera o gialla. Ancora troppo spesso ci vediamo per chi siamo piuttosto che per quel che siamo. A tal proposito Binder nella presentazione del film ha voluto sottolineare come anche Obama lo ha spiegato bene quando si parlò di George Zimmerman: “dobbiamo riuscire a capire come superare questa cosa. Sono ottimista e il motivo per il quale sono ottimista è che le mie figlie sono molto più brave di me in questo”.
Binder e Costner ci offrono degli spunti interessanti sul tema con un film abbastanza piacevole che non ha un solo pubblico di riferimento ma è adatto a tutti, grandi e piccoli.