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Una nuova amica, la recensione

Giovedì, 19 Marzo 2015 16:45

Martedì scorso Francois Ozon e Anais Demoustier erano a Roma per presentare alla stampa “Una nuova amica”, da oggi nei cinema distribuito da Officine Ubu e Radio Libera Tutti era presente alla Casa del Cinema di Roma.

Il regista di “8 donne e un mistero”, aveva in mente da tempo questo progetto. Vent’anni fa si imbattè in un racconto breve di Ruth Rendell dal quale trasse un adattamento per farne un corto. I soldi al tempo non si trovarono e non se ne fece più nulla; solo ora arriva questo film. Non più adattamento fedele vista la piega totalmente diversa che la vicenda prende rispetto all’originale, ma uno spunto quello sì, corroborato dal documentario di Chantal Poupaud “Crossdresser” e da una chiacchierata ispiratrice fra i due registi.

Il film inizia con una carrellata meravigliosa di appena qualche minuto che tratteggia perfettamente la nascita e la storia di una amicizia trentennale tra Laura (Isid Le Besco) e Claire (Anais Demoustier). Amicizia che si spezza solo alla morte della prima. Durante il funerale Claire promette solennemente di vegliare sulla  figlia di Laura e suo marito David (Romain Duris).

Una visita lampo e senza preavviso a casa di David svela il segreto che quest’uomo conserva. Il piacere di travestirsi da donna l’ha sempre avuto sin da piccolo e lo aveva confessato persino alla moglie che lo aveva accettato con la promessa che non l’avrebbe mai fatto al di fuori delle mura domestiche. Ora che Laura non c’è più, vestirsi con gli abiti di lei, oltre che un piacere, è un modo per far tornare la moglie tra lui e il figlioletto appena nato. E’ così che lo coglie Claire mentre da il biberon al bimbo.

La visione la sconvolge sulle prime, ma la promessa fatta all’amica la fa tornare sui suoi passi  aprendo la porta a sentimenti ed emozioni impensabili, forse anche inammissibili.

I due protagonisti si calano perfettamente nelle rispettive parti e ne esce fuori una fiaba moderna che cerca di parlare della materia senza allusioni e doppi sensi. Con naturalezza, divertimento e senza giudicare.

“Mi resi conto che nella maggior parte dei film che amavo e che trattano di travestitismo, i personaggi si travestono non per desiderio personale, ma a causa di costrizioni esterne: dei musicisti che si travestono da donne per raggirare la mafia in A qualcuno piace Caldo, un attore disoccupato che per ottenere un ruolo si trasforma in un’attrice in Tootsie, un’altra attrice in rovina che diviene attore in Victor Victoria.  Nella mia storia invece il personaggio ha un radicato desiderio di travestirsi ancor prima di farlo effettivamente. E quando lo fa, lo fa per puro piacere personale”.    

Il finale aperto  dice molto dell’approccio del regista transalpino autore di una storia inconsueta ed a suo modo affascinante.