Coster-Waldau è Andreas, poliziotto sposato con Anna (Maria Bonnevie) e appena diventato papà. L’incontro con una sua vecchia conoscenza durante una perquisizione cambierà imprevedibilmente il suo destino. Parliamo di Tristan, tossicodipendente violento e brutale divenuto anch’egli padre da poco.
Susanne Bier mette in scena un thriller delle emozioni quasi senza pecche. Non è l’azione che ti tiene incollato allo schermo ma le vicende che sono in grado di rimettere in discussione le nostre certezze. La Bier, appoggiandosi alla sceneggiatura stringata e puntuale di Anders Thomas Jensen, mette sotto la lente d’ingrandimento le reazioni che le persone comuni messe sotto stress possono avere.
Le atmosfere gelide e brumose dell’inverno scandinavo sono l’ambiente perfetto per fare da contenitore alla storia. Può anche l’uomo più motivato e convintamente nel giusto sostituirsi( per chi ci crede) al disegno divino? L’essere umano ed i suoi tormenti sono spesso più complicati di quanto si immagini normalmente. Bene e Male sono sempre ben delineati?
In questo film di sfumature la verità non è facilmente accessibile ed è per questo che le domande che la regista danese ci pone sono così avvincenti. La morale e l’etica dei nostri giorni in continua evoluzione lasciano in eredità un confine del lecito che alza costantemente la sua asticella.
Persino il naturale desiderio di maternità nelle nostre società sembra assurgere a “status symbol” mi si passi il termine, e quell’”oggetto del desiderio” può far impazzire...
Il cinema della Bier non è rassicurante né privo di momenti crudi: nulla è edulcorato . “Ogni processo creativo nasce da una combinazione di un sentimento di sicurezza e uno di terrore. Devi provocare te stesso e questo tipo di inquietudine è fondamentale per la creatività”, così riassume il suo dogma la cineasta danese.
A fare il resto ci pensano una squadra di attori robusta e variegata. Nikolaj Lie Kaas è un disgustoso quanto credibile Tristan, Maria Bonnevie tratteggia una madre disperata e problematica con degli occhi che sembrano parlare. Persino l’ex Victoria Secret May Andersen da una bella prova di sé al pari di Ulrich Thomsen, collega ed amico di Andreas. Completa il puzzle un meraviglioso Nikolaj Coster-Waldau che dimostra d’essere molto più di “quello che fa il Trono di Spade”.
Se però questo aiuterà ad avvicinare al cinema della Bier tante persone che per ora lo ignorano, ben venga davvero! Consigliatissimo!