La pellicola, come si evince già dal titolo, gira attorno alle storie, vere e vissute in prima persona, di trentanove bambini, intervistati, se così si può dire, dal Veltroni regista e narratore del progetto.
Distribuito da Bim, con la collaborazione di Sky Cinema, il lungometraggio sarà presentato in anteprima martedì 14 aprile all'Auditorium "Parco della Musica" di Roma, nel quale interverrà anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
SINOSSI
«I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta». Con queste parole, tratte da «Il piccolo principe» di Saint-Exupery, si apre il mondo veltroniano de "I bambini lo sanno", incentrato, fin dalla prima inquadratura, attorno ai volti e, di conseguenza, alle vite dei tanti protagonisti. Quei protagonisti che aprono le porte delle loro camerette, location delle chiacchierate, all'intervistatore Walter, che non appare mai davanti alle telecamere. In primo piano ci sono sempre e solo i bambini. Lo svolgimento è diviso per temi (dall'amore a Dio, passando per la crisi e la famiglia) e viaggia tra le risposte, sempre originali, dei bimbi, che più di qualche volta strappano sorrisi allo spettatore. Il filo conduttore s'interrompe solo nel finale, dove l'ultima scena si riconcilia con la prima (e con il primo protagonista), portando a termine quel progetto che è molto più vicino a un documentario d'attualità che a un vero e proprio film.
Le puntuali vignette del celebre Altan completano la cornice, facendo da intermezzo tra una tematica e l'altra.
VELTRONI E I BAMBINI
Alla semplicità della messa in scena e del colpo d'occhio si unisce le sincerità dei bambini. Proprio questo è quello a cui punta Veltroni, giunto alla sua seconda opera dopo la fortunata "Quando c'era Berlinguer". Chi vuole vedere l'Italia odierna dalla lente d'ingrandimento di un bambino deve vedere questo docu-film, poiché rappresenta una fotografia nitida e veritiera della nostra società. Non cade mai nelle banalità, nonostante qualche tema trattato, vedi l'amore, rischi di farcelo scivolare. E qualche risposta inaspettata e tutt'altro che banale, ad esempio sulla religione e sull'omosessualità, porta necessariamente lo spettatore a riflettere sulle sue convinzioni e sulle ipocrisie comuni.
Anche i trentanove bambini scelti non sono stati pescati a caso dal mazzo. Veltroni ha pensato bene di costruire una trama che s'intersecasse tra i racconti di chi aveva subito il dramma di una separazione o di una perdita importante con quelli di chi ha dentro di sé i segni di una malattia grave. C'è chi attraversò il Mediterraneo, chi vive in un campo nomadi e chi insegue semplicemente il suo sogno. Ogni bambino aggiunge un qualcosa che va a completare il puzzle dei diversi punti di vista e delle diverse esperienze. Un filo d'interviste divise che s'intersecano, formando un quadro reale che, a modo suo, ognuno crede di conoscere. Ma stavolta è la voce, il punto di vista che attira.
Sia chiaro, è molto più un documentario che un film. Però se andate al cinema con l'ottica di aspettare, ascoltare e riflettere, questa è una pellicola che può fare per voi.