Il film è tratto dal libro “Le mappe dei miei sogni” di Reif Larsen e narra l’avventura di un T.S. Spivet, un bambino prodigio appassionato di scienza e cartografia. Vive in un ranch nel Montana insieme alla mamma (Helena Bonham Carter), esperta di morfologia degli insetti, al padre, cowboy nato nel periodo storico sbagliato, a sua sorella adolescente che sogna di diventare una celebrità e a suo fratello gemello Layton.
In una giornata di sole T.S. riceve una telefonata inaspettata dall’Istituto Smithsonian che gli annuncia la vincita di un premio prestigiosissimo, il Baird, per la sua invenzione di un dispositivo dal moto perpetuo. Il sempre curioso giovane decide - all’insaputa di tutti - di ritirare il premio per poter tenere il suo discorso e dopo esser salito su un treno merci, inizia il suo viaggio attraverso l’America, direzione Washington. C’è un solo problema: all’Istituto Smithsonian tutti ignorano che T.S. Spivet è solo un bambino!
Il film si connota come una commedia per poi trasformarsi in fiaba con lo scorrere dei minuti. Molti sono gli spunti che da sogno diventano avventura vera, una di quelle che solo i ragazzi sbandati vivono. Ma Spivet non è uno sbandato, è soltanto un ragazzino con un grosso cervello che vuole stupire la sua famiglia.
A volte l’opera di Jeunet sfiora la ridondanza e il ritmo sembra non riuscire ad alzarsi tranne che nel finale, chiaramente è la fase maggiormente caricata di dramma (comico o tragico che sia)ed è il fuoco intorno a cui tutto il film ruota ma senza moto perpetuo.
Il tema della perdita d’attenzione e dei grandi problemi della fanciullezza è pane per tutti i denti, dal pubblico giovanissimo a quello più anziano. Un bambino che dopo mille peripezie decide di lottare e di avventurarsi in un viaggio pieno di insidie, di ostacoli che non per forza sono esterni. Deve vedersela con se stesso perché così ha deciso e così deve essere. Un insegnamento per tutti quindi.
Il film nel complesso riesce, a me piace, ma alcuni potranno trovarlo noioso in più stalli proprio perché il road movie non è calibrato bene e sembra voler aspettare soltanto il finale per toccare le corde più sensibili.