Su Isla Nublar, un'isola al largo della Costa Rica, un multimiliardario decide di aprire un parco di divertimenti, ricreando i dinosauri, grazie ai progressi della scienza e a tecnologie all'avanguardia. Tutto sembra meraviglioso e stupefacente, finché qualcosa va storto e le creature si aggirano libere nel parco, seminando il panico tra i visitatori.
Vi suona familiare? Sì, è la trama di Jurassic Park e, purtroppo, anche quella di Jurassic World. Sono passati 22 anni dal film diretto da Steven Spielberg e la musica non è cambiata (in tutti i sensi), anzi è addirittura peggiorata.
Fin dall'uscita di Jurassic Park III nel 2001, si è parlato di un possibile quarto capitolo in via di sviluppo. Dopo 13 anni di travaglio finalmente è stato realizzato Jurassic World e le aspettative, dopo il deludente terzo atto, erano alte. Ma fin dall'inizio del film sembra che il tempo si riavvolga, riportandoci a quelle situazioni di 22 anni fa, in una spirale di autocitazioni (dai nipoti che incontrano il direttore del parco, alle scrivanie disordinate) che di sicuro non rappresentano un valore aggiunto. La saga si riavvolge, come se Jurassic World fosse una visione distorta di Jurassic Park. Manca completamente quella magia che aveva saputo creare un maestro come Spielberg, anche la violenza, comunque in parte mascherata, diventa fine a se stessa e non più una semplice risposta a istinti e bisogni animali. E allora ecco l'Indominus Rex, super dinosauro geneticamente modificato che uccide per sport, ecco i “temibili” Velociraptor addomesticati ed ecco Pterosauri da far invidia agli uccelli di Hitchcock.
Come i responsabili del parco nel film, così i produttori e il regista si sono domandati: “come faremo a stupire un pubblico che è ormai abituato ai dinosauri?”
La risposta trovata da Trevorrow è la più semplice che possiate immaginare: più grande, più spaventoso, più denti. Jurassic World si associa così a quell'insieme di blockbuster che seguono quello che potremmo definire filone dell'esagerazione, come ad esempio gli ultimi Fast & Furious.
Jurassic World schiaccia il piede sull'acceleratore dell'azione, distaccandosi così completamente da Jurassic Park, che si concedeva ampi momenti di riflessione sulle responsabilità morali di chi gioca a fare Dio e risultava essere quasi un film animalista.
Il simbolo di questa esagerazione della componente d'azione è il protagonista umano, Owen Grady, ovvero Chris Pratt. Se infatti i protagonisti del primo film erano scienziati, qui Pratt interpreta un ex militare che addestra Velociraptor.
Va fatta anche una considerazione più ampia sul cast e in particolare sulla scelta di alcuni attori. Il ritmo del film è indiavolato e a spezzare la tensione è chiamato spesso in causa lo humour. In mezzo ai dinosauri, alla morte, alla distruzione e al panico, a regalare sorrisi al pubblico sono tre attori dotati di un insolito (per il mondo di Jurassic Park) background comico: Chris Pratt, Lauren Lapkus e Jake Johnson (senza contare il cameo di Jimmy Fallon).
Per tutte queste ragioni, Jurassic World si avvicina più ad un universo come quello della Marvel che a quello da cui è nato. Probabilmente è questo il difetto principale del film, cioè quello di essere rimasto in bilico tra sequel e reboot, preferendo la prima soluzione alla seconda. Sarebbe stato interessante vedere un Jurassic World concepito interamente come reboot di Jurassic Park. Ma in fondo, forse, per due ore possiamo concederci di spegnere il cervello e provare a tornare bambini, immersi in un'avventura rumorosa, confusa e confusionaria, ma sicuramente spettacolare.
Di Riccardo Rinaldi.