Nel corso della conferenza stampa, che si è tenuta il 17 Novembre proprio nel centro Ebraico, un rappresentate dell'ambasciata Israeliana a Roma ha gentilmente speso alcune parole in merito a questo importante progetto. Si tratta di rendere noto al nostro pubblico ciò che di meglio ha da offrire il Cinema Israeliano. Questo attraverso la proiezione di alcuni film - documentari a partire da Sabato 21 Novembre presso la "Casa del Cinema" di Roma. In questo specifico caso, si tratta della proiezione, su invito, di "Zero Motivation" di Talya Lavie, sua opera prima.
"Zero Motivation" si muove e si genera su toni tragi-comici, forse un tratto distintivo di questo tipo di cinema, e racconta la storia di un'unità di giovani soldatesse dell'esercito israeliano. Nell'ufficio delle risorse umane, in una base militare nel lontano deserto, le "missioni" consistono soltanto nel servire caffè agli ufficiali uomini, a distruggere documenti di carta, giocare col computer e contare i giorni che restano alla fine della leva. Questo brillante lungometraggio ha vinto numerosi premi, tra cui quello all'Israeli Film Academy 2014, come Migliore Regista e Migliore Attrice (Dana Ivgy) all'Odessa International Film Festival 2014 e il Gran Prix al Tribeca Film Festival 2014.
Per quel che concerne il cinema israeliano in generale, non si può certo scindere la storia di questo popolo dalle sue creazioni cinematografiche. Le pellicole sono pregne del patrimonio storico di Israele e della sua gente, nonostante i suoi fautori siano dei rappresentanti della seconda o terza generazione. Ma la Shoa ha un eco fortissimo, immenso e quindi non può dissolversi tra le pieghe del tempo.
Il cinema Israeliano è conosciuto in tutto il mondo sebbene in Italia il suo ascendente sia ancora molto debole. Uno dei lungometraggi italiani precursori è, senza ombra di dubbio, "I Figli della Shoa".
Nel corso di questo interessante incontro si è parlato anche di come, forse per alcuni inspiegabilmente, l'effetto della Shoa si trasmetta quasi geneticamente. Come una ferita viva, ancora bruciante sulla pelle. Ed a proposito di questo, si è parlato di un'altra affascinante pellicola "Numbered", protagonista del Kolno'a Festival, di Uriel Sinai e Dana Doron, sulla questione del numero tatuato sulle braccia di chi è sopravvissuto all'olocausto. C'è chi tenta di nascondere quella ferita, chi invece la sfoggia con orgoglio, l'orgoglio di chi ha la possibilità di raccontare l'orrore.
Da questa idea nasce quindi "Numbered", dove alcuni giovani ragazzi decidono di tatuarsi sul braccio i numeri dei loro nonni o bisnonni.
E ancora, tra gli altri, sarà possibile ammirare il documetario "Sacred Sperm", diretto dal regista e ebreo ortodosso Ori Gruder, ospite del Festival a Roma, che si interroga su come spiegare al proprio figlio il divieto nella religione ebraica di disperdere il seme.
A chiudere il Festival, Giovedì 26 Novembre al Centro Ebraico Il Pitigliani, vi sarà la proiezione di due cortometraggi di giovani registi italiani, "Family Picture" di Daniele Di Nepi e "Felice nel Box" di Ghila Valabrega.
Il Pitigliani Kolno'a Festival - Ebraismo e Israele nel Cinema è un'importante occasione di crescita, non solo in termini di cinematografia internazionale ma sopratutto per nutrire il nostro personale bagaglio culturale. Un'occasione che nessuno di noi dovrebbe lasciarsi sfuggire.
di Melissa Blasi