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The Pills - Sempre meglio che lavorare : la recensione del film

Mercoledì, 13 Gennaio 2016 18:31

Il dado è tratto. Come saprete i The Pills hanno fatto il salto dal web al grande schermo. "The Pills - Sempre meglio che lavorare" è in arrivo nelle sale di tutta Italia dal 21 gennaio prossimo in 350 copie. Io l'ho visto in anteprima e vi racconto le mie impressioni.

 Pietro Valsecchi, dopo aver fatto centro col ciclone Zalone ( ad oggi oltre 52 milioni di incasso) scommette sui tre romani. Luca Vecchi ( quello con la barba per intenderci) è regista oltre che cosceneggiatore insieme ai sodali Luigi Di Capua e Matteo Corradini oltre a Luca Ravenna.

Non era semplice il passaggio e rischiava di scontentare da un lato i fans accaniti della web series e dall'altro il pubblico più vasto e "nuovo". Una sfida che Valsecchi sceglie di appoggiare e lo fa con merito.

"Sempre meglio che lavorare" non è una sequela scenette in "pillole" cui siamo abituati. Non doveva esserlo e fortunatamente non lo è stato. Non si ride alle lacrime se è quello che cercate o sperate di trovare. Semmai quella del film è una risata smorzata e con tinte malinconiche magari, mai senza mordente però, intervallata a sprazzi totalmente esilaranti.

Il titolo è in qualche modo autobiografico. I tre nella vita reale, si trovano post laurea di fronte ad offerte di lavoro da 8 otto ore al giorno per 350 E. , non di più. Aiutati dalle famiglie decidono che forse è meglio provare a fare le cose che li divertono davvero. Un immobilismo forzato verso il lavoro classico è necessario: "guai se qualcuno va a lavorare" o il progetto The Pills lo avrebbero gettato alle ortiche.

Il  trio racconta quella generazione di trentenni che si affacciano al mondo ma tirano dentro il muso prima che questo gli si mostri davvero dando il via ad una post adolescenza che si tenta di prolungare il più possibile. A ben vedere Valsecchi passa dal posto fisso di "Quo Vado?" a chi quel fisso non lo cerca proprio per niente, e neppure un part time.

Luigi cercherà persino di riacciuffare l'adolescenza, Matteo svilupperà un incredibile rifiuto per l'erba e Luca si farà tentare da una droga pericolosissima: il Lavoro.

La crisi della generazione di trentenni e di quella post 50enni che strizzano l'occhio a pretese artistiche e modaiole. Spiritoso il confronto tra il  padre di Matteo ( interpretato Giulio Corradini - suo padre) alle prese con improvvise velleità  e Matteo che non può più permettersele.

Luca Vecchi mescola diversi generi sganciandosi dalla "routine" dei The Pills. I ragazzi ci sanno fare e buttano dentro il frullatore le influenze che ognuno di loro si porta dietro. Matteo romanissimo eppure innegabilmente legato all'eredità dei Monty Python. Luigi, come ha raccontato in conferenza stampa, alla commedia all'italiana classica,  da Germi a Nuti, passando per Verdone.

Citazioni ce ne sono a iosa: da Batman Begins a Fight Club, da Clerks a Carmelo Bene ... divertitevi a scovare le altre senza il mio aiuto! Non mancano le stoccate al nostro cinema ... a Muccino neppure velatamente...

Sono la voce scanzonata di una generazione ed hanno il buon gusto di restare fedele a se stessi. A condire il film c'è una colonna sonora azzeccata e che non è puro sottofondo, al contrario anche i testi delle canzoni sono in evidenza e non puro corollario. "Promiscuità" dei Thegiornalisti arriva dutrante una festa con tanta fica, c'è spazio per Calcutta con "Gaetano" e si chiude con "Questo nostro grande amore" di Nicolò contessa dei Cani.

Le scelte la dicono lunga su come i tre si siano contornati del mondo cui appartengono. Lo stesso dicasi, e aggiungerei finalmente, per le locations del film. Finalmente ragazzi senza soldi non vivono in bei loft nel centro di Roma. Lo sfondo del film, anche se accennato, è quello della semiperiferia romana. Il Pigneto con la sua isola pedonale in cui Luca sfila circondato dallo sguardo torvo di alcuni "bangla", la Palmiro Togliatti, Il kebabbbaro Ali Babà di Arco di Travertino, la Casilina ( alla stessa altezza di come è stata immortalata in "Cosa mi manchi a fare", sempre un video di Calcutta per restare in tema).

Una menzione d'obbligo ad una briosa Margherita Vicario, nei panni di Giulia, la "corruttrice" di Luca e Giancarlo Esposito, il Gus Fring di "Breaking Bad". Nulla più di cameo, la presenza di Francesca Reggiani.

Un film che corre magari il rischio d'esser un pò troppo romano-centrico, ma non poteva che esser così se non voleva diventare vagamente fasullo. Un film che gioco forza ha un target di pubblico che farà fatica a far breccia tra gli over 45, seppure il messaggio dei Tre non sia niente affatto circoscritto.

Un film che chi vi scrive si augura comunque abbia il suo successo. Se non altro per svecchiare il cinema nostrano, inamidato e autoreferenziale. Staremo a vedere.

 

di Alessandro Giglio

 

 The pills - sempre meglio che lavorare il trailer ufficiale