Ci sono almeno due ragioni per guardare Ombre Rosse (titolo originale: Stagecoach)questa settimana. La prima è che, stando a un breve video youtube, era il film preferito di Umberto Eco; la sua dipartita è fresca e ancora quando sentiamo la musica neomelodica emessa dai cellulari di bimbiminkia pensiamo con rammarico che adesso il QI mondiale si è abbassato ulteriormente. La seconda ragione è, che vi sia piaciuto o no il film, che The Hateful Eight - anno del Signore 2015 - s'ispira palesemente a questo film del '39. Già, perché questo classico di John Ford viene sì definito come il fondatore dell'estetica Western, ma la verità è che si tratta praticamente di un film d'interni. Per l'80 per cento circa, infatti, sono tutte riprese di ambienti chiusi: la diligenza parte da una cittadina, si ferma in una cittadina apacho-messicana e sono frequentissime le riprese all'interno della stessa carrozza. Alla decima ripresa del super-macho di turno, con donna sottomessa al seguito, abbiamo pensato - noi patriottici che Western è solo Sergio Leone e non sapevamo nulla del film - che Umberto Eco non ne capisse nulla di film. Lui e tutta la critica cinematografica mondiale. Naturalmente ci siamo ricreduti.
Stagecoach ti lascia fra l'annoiato e lo stupito per una buona metà di film: battute stantie, discorsi di cui non ti frega nulla, razzismo e sessismo dilaganti. Però ti mette qualche chicca che ti spinge ad andare avanti, come la magnifica parlata di "quello che frusta i cavalli" (ma qui vi serve la lingua originale) o lo zoom spettacolare all'entrata in scena di John Wayne, giovane e bello come un dio. E poi arrivano gli indiani. E capisci che tutte quelle riprese d'interni erano necessarie a mettere qualche soldino da parte in attesa del gran finale. E lì, cara e incredula gente del duemilaesedici, ci siamo chiesti: "Ma come caspio hanno fatto a fare queste riprese? Non era il '39?". Metti in pausa il film e controlli: sì era proprio il '39, e lo stesso anno ci si scannava l'un l'altro su scala mondiale come dei selvaggi. Eppure Ford riesce a inventarsi queste riprese assurde che ancora oggi non riesci a capacitarti di come abbia fatto. Tra l'altro senza nessun rispetto per la salute di chi vi lavorava, costringendo lo stesso Wayne a una sequenza pericolosissima e assolutamente vera. Altro che stunt man, Duke, fai questa scena o ti rispedisco e vendere gelati! Per non parlare di quell'indiano, strappato al calore del suo casinò, che si ritrova a fissare - schiena a terra - il ventre dei sei cavalli della diligenza correre a folle velocità. In Ombre Rosse sai che è tutto vero, che in quell'epoca folle c'era gente pronta a rischiare la vita per una buona paga, c'erano dei geni visionari che se ne fottevano di qualche morte sul lavoro, politici che non legiferavano sul tema. E tutti insieme hanno contribuito a creare quel Grande Cinema che noi gente del duemilaesedici possiamo goderci nella comodità del nostro divano, con...una bella fagiolata?!
LA RICETTA
E sì, perché avevamo anche pensato che un western meriti senz'altro un piatto caldo e dei fagioli, ma la verità è che anche in questo c'eravamo sbagliati. Insomma: mai fidarti troppo delle aspettative, neanche quando queste paiono belle e fatte, razionali e innocue. Perciò - data la volgare ignoranza, la grossolana semplicità con cui si svolge il film - abbiamo deciso che la proposta migliore fosse uno "Spaghetto western" (aglio, olio e peperoncino).
Così, mentre in scena ci sono le ragazze (che hanno una storia a sé, ma che è il west e a nessuno frega niente perché Freud non ha ancora accennato all'importanza delle mamme dei cowboy) voi, parliamo sopratutto a voi ragazze - (1) mettete l'acqua sul fuoco (e salatela), va', che se vi sfugge qualche dinamica sessista il film lo reggete meglio!
Mentre poi a cena il ricercato e la prostituta vengono emarginati andate voi, ragazzi, a sbucciare l'aglio, versare dell'olio in padella e mettere l'aglio mentre in un padellino più piccolo fate scaldare del pangrattato che poi metterete sopra la pasta: le ragazze hanno già messo l'acqua e non credo vi importi qualcosa delle riflessioni sull'emarginazione del diverso nelle dimensioni sociali del West. Infine, mentre il tizio che tira i cavalli per farli correre urla uno "Sweetheart" buttate del peperoncino e del prezzemolo nella padella dell'olio. Appena gli spaghetti saranno pronti, spegnete, mischiate tutto insieme (mettete poco pangrattato, si potrà sempre aggiungere in seguito) e here it is: muso unto d'olio, alito d'aglio e nessun impegno intellettuale!
Quello spirito sagace di Eco.
di Toffee Cordaro e Mario D'Angelo