Non è la prima volta che i Radiohead collaborano con Paul Thomas Anderson, regista americano e acclamato autore di capolavori quali Magnolia (1999) e Il petroliere (2007). Il chitarrista e tastierista della band, Jonnhy Greenwood, aveva firmato le colonne sonore proprio de Il petroliere, e poi di The master (2012) e l’ultimo Vizio di forma (2014). Il 6 maggio è stato pubblicato Daydreaming, secondo singolo tratto dal nuovo album A moon shared pool, e il videoclip che lo accompagna è un vero e proprio cortometraggio. La macchina da presa accompagna Thom Yorke in una moltitudine di ambienti che sembrano ritrarre le scenografie dei film di Anderson, dalla provincia alla metropoli. Ecco cinque cose che dovete sapere per farvi un’idea su questi sei minuti di cinema e musica.
Daydreaming, cinque cose da sapere
1. How to desappear completely
Proprio all’inizio del video, Thom Yorke scende in un tunnel, distanziando un piccolo gruppo di persone sullo sfondo, per poi scomparire attraverso una delle tante porte che incontrerà. Per lanciare il loro nuovo album, i Radiohead hanno intrapreso una campagna di (anti)marketing assolutamente inedita: hanno cancellato la pagina del loro sito internet e sono scomparsi da tutti i social network. Oltre che ribadire la loro lontananza dallo star system, che sia un chiaro riferimento a questa spettacolare – e forse auspicabile - fuga da internet?
2. Quante sono le scenografie?
Il leader della band entra ed esce da ospedali, corridoi, cucine, lavanderie automatiche, un edificio in costruzione, una spiaggia, un bosco, una biblioteca, fino ad arrivare a una montagna innevata e infine in una grotta in cui trova un fuoco acceso che lo placa e lo fa addormentare. Le avete contate? Si tratta di trentatre location tutte diverse, alcune deserte, altre popolate da qualche comparsa. Oltre a rappresentare probabilmente il numero più alto di scenografie in un video musicale, questa incredibile moltitudine offre una molteplicità di interpretazioni. Che rappresentino i luoghi della formazione artistica e umana di Yorke?
Che sia invece una riflessione quasi documentaristica sugli ambienti più frequentati d’America? O più semplicemente assistiamo a una carrellata di interni ed esterni deliziosamente cinematografici?
3. Daydreaming al cinema
In questi giorni il video è proiettato in 35mm, prima degli spettacoli in programma, in alcune sale cinematografiche americane. Di seguito, la foto della “minipizza” pubblicata dal Music Box Theatre di Chicago, con tanto di simpatico invito alla proiezione.
Tonight at Midnight, before we go to a post-apocalyptic wasteland, we'll be doing a little daydreaming. #35MM pic.twitter.com/y4gfWdYOMU
— Music Box Theatre (@musicboxtheatre) 8 maggio 2016
4. La fine con Rachel Owen
Nel 2015 Thom Yorke si è separato dalla sua compagna, conosciuta ventitré anni prima e dalla quale ha avuto due figli. Le conseguenze di una rottura tanto importante, forse, sono proprio il cuore dell’opera di Anderson, che mette in scena un uomo solo che vaga da un posto all’altro senza trovare conforto o serenità. Sembra avvalorare questa ipotesi l’ultimo verso del testo – “Half of my life”, cantato da Yorke al contrario – che, considerata l’età del musicista, potrebbe far riferimento alla metà della vita passata insieme alla donna.
5. Una disperata fuga dal mondo
Al di là del trauma sentimentale, Daydreaming sembra radicalizzare il linguaggio e la poetica espressiva dell’autore della band. Fin dai tempi di Creep, Thom Yorke ha musicato l’inadeguatezza adolescenziale, gli amori non corrisposti, la rabbia rivoluzionaria, il disagio sociale ed esistenziale, l’incomunicabilità, la tendenza a dissociarsi dalla realtà, fino a criticare fortemente il consumismo occidentale. Temi che ritroviamo anche nel cinema di Anderson. A giudicare dal testo e dalle immagini, assistiamo all’incapacità del mondo che conosciamo di accogliere l’uomo complesso e inquieto della post-modernità, costretto a trovare riparo nel rifugio più primitivo possibile. Di seguito, il testo della canzone.
Il testo di Daydreaming - Radiohead
Dreamers
We never learn
We never learn
Beyond the point
Of no return
Of no return
And it’s too late
The damage is done
The damage is done
This goes (or “ghost”)
Beyond me
Beyond you
The white room
By window
Where the sound goes
Through
We are
Just happy to serve
Just happy to serve
You
Elif ym fo flah
di Paolo Di Marcelli