Ha "appena" 45 anni, eppure Refn è già regista cult in seguito alla "Trilogia del Pusher", chiusa nel 2005, e la consacrazione arrivata con "Bronson". A Cannes aveva già raccolto il successo strappando nel 2011 con "Drive" il premio per la miglior regia. Sempre sulla Croisette aveva fatto parte della giuria presieduta da Jane Campion, ed ora, a due anni di distanza, è tornato in gara col film di cui vi parlo oggi.
In realtà raccontare un film di Refn, soprattutto uno come "The Neon Demon", è piuttosto complesso e mi limiterò a raccontare le sensazioni accumulate. A venirmi in aiuto c'è comunque una affermazione del regista in conferenza stampa, avvenuta alla Casa del Cinema di Villa Borghese insieme alla protagonista, Elle Fanning: "My movies are experiences". Di esperienza visiva, catartica, emozionale e a tratti anche disturbante si tratta. A chi gli fa notare la vena "Lynchana" del film o qualche ispirazione all' Argento di "Supiria" o Mario Bava, Winding Refn risponde così: "C'è una ossessione compulsiva nel cercare di trovare sempre qualcosa di altri nel lavoro di un'artista. Non capisco perchè passiate così tanto tempo nel far questo. Ma risponderò alla tua domanda svelandoti un segreto: Tutti, e dico tutti, rubano, chi ti dice il contrario mente". Una risposta schietta e pungente al tempo stesso, probabilmente azzeccata in entrambe le sue direzioni.
Eppure è inevitabile durante tutto "The Neon Demon" non avere flash e richiami continui. Non credo occorra raccontare la trama perchè il film è tutto ed il suo contrario. E' un horror, senza orrore classico, ambientato nel mondo allucinato della moda. Un film sulla bellezza e le sue implicazioni. Sulla perdita dell'innocenza e l'innocenza stessa come innesco pericoloso. Senza esser un film "politico", allo stesso tempo lo è. Visionario ed estetizzante, sin dal primo frame indugia sul mix che sarà al centro della narrazione: Bellezza e Morte intrecciate come inscindibili.
Truccata divinamente, la giovane modella è adagiata morente (a causa di un taglio al collo) su un divano barocco. Sembra di essere in un quadro di LowBrow Art o Pop Surrealista, magari in uno Mark Ryden. I rimandi all'arte saranno continui. Sembrerà di saltare da LaChapelle (nelle ambientazioni più a contatto con la moda) ad un dipinto simbolista.
Esperienza visiva di pregio merito di scenografia e fotografia, ma anche degnamente portata in scena dagli interpreti scelti da Refn. In primis complimenti alla Principessa Aurora di "Maleficent" Elle Fanning, che ben si cala in un personaggio scomodo, dalle mille sfaccettature e interpretazioni. Alcuni l'hanno definita Alice (del Paese delle Meraviglie) che incontra Erzsèbeth Bàthory.
Sono le donne che conducono la trama del film. Agli uomini va l'importanza che spesso le fidanzate dei protagonisti hanno in tanti film: quello di sostenere la trama. Brava ancora una volta Christina Hendricks, la direttrice dell'agenzia di moda in cui entrerà Jessie, appena sedicenne e sbarcata a Los Angeles dalle Georgia in cerca di fortuna (con la Hendrick, Refn aveva già lavorato in "Drive"). Statuarie ed inquietanti le due colleghe di Jessie, Jena Malone (Ruby già vista in Hunger Games) e Bella (in tutti i sensi) Heathcote (Gigi). Tra gli uomini troviamo Keanu Reeves nei panni del manager dell'hotel di terz'ordine presso cui dimora Jessie - simbolo più che allusivo all'impulso sessuale violento e della paura della penetrazione. Desmond Harrington (il Joey Quinn di Dexter) è invece il magnetico fotografo di moda. Il ragazzo/amico della protagonista, il lato più pulito del cerchio, eppure in fondo in fondo velato anche lui da un minimo di ipocrisia.
Impossibile infine, per noi della radio, non citare il lavoro importantissimo nella colonna sonora di Cliff Martinez (ex Red Hot Chili Peppers) con cui Refn aveva già collaborato in "Drive": senza il film non sarebbe lo stesso. Spero di avervi lasciato degli spunti interessanti. Il film, pur nei suoi eccessi, a me è piaciuto, benchè a Cannes, per essere buoni, non è che abbia proprio fatto breccia. Ora tocca a voi.
di Alessandro Giglio