La manifestazione milanese, giunta alla sua settima edizione, va dal 15 settembre fino al 27 di ottobre, e prevede due grandi appuntamenti: La proiezione di “Sangue e Arena”, omaggio a Rodolfo Valentino, primo divo del cinema, e quella di Entr’acte” di René Claire, le cui musiche originali, scritte da Erik Satie, eccelso compositore francese, verranno eseguite dal vivo dall’orchestra “i Pomeriggi Musicali” di Milano. Un’occasione per ricordare il forte legame tra cinema e musica, indissolubile fino dai primi del Novecento.
Il cinema nacque muto e silenzioso, una sequenza di immagini in cui gli attori si esprimevano attraverso gesti ed espressioni enfatizzati e gli spettatori seguivano i dialoghi grazie alle didascalie tra un’inquadratura e l’altra. Durante la proiezione però non regnava il silenzio: gli spettatori commentavano le scene a voce alta e aggiungevano grida o risate: il successo di un film si misurava proprio attraverso la partecipazione popolare.
Molte delle sale cinematografiche ospitavano anche spettacoli di varietà ed erano pertanto munite di un pianoforte, quelle più ricche addirittura di un’orchestrina. Secondo alcuni, la musica venne inizialmente usata per coprire il cigolio della manovella del proiettore: certamente una buona motivazione ma la grande somiglianza della mimica del cinema muto con quella del balletto sarà stata sicuramente notata da molti, con la conseguente introduzione della musica come strumento per enfatizzare la scena. Ben presto i registi iniziarono a collaborare con musicisti, che cercarono di fondere diversi pezzi di repertorio al carattere delle singole scene (i cosiddetti “medley”). Si catalogarono le musiche per le scene di paura, per le scene d’amore, per gli inseguimenti, per le comiche e così via.
Il cinema divenne in poco tempo così popolare da rappresentare una vera e propria alternativa al teatro; nacquero le prime case di produzione cinematografica, che iniziarono a investire grosse somme anche nelle 'musiche d'autore', appositamente commissionate per i film più prestigiosi. Il cinema muto poté così vantare autori come Camille Saint-Saëns, Pietro Mascagni, Erik Satie, Dmitrij Šostakovič.
Ma il 6 ottobre 1927 uscì il primo film sonoro, “Il cantante di jazz”. Fu una rivoluzione: molti attori e registi, incapaci di adattarsi al nuovo modo di raccontare, sparirono di scena, mentre la musica sempre più enfatizzava i significati dell’immagine proiettata.
Ci fu poi un uomo che intuì la potenzialità dell’accompagnamento musicale e che finanziò lo sviluppo tecnologico del sonoro, per raggiungere la perfetta sincronia tra movimenti e suoni: il suo nome è Walt Disney. Se infatti la colonna di un film completa quanto avviene sullo schermo, ma può anche non esserci in determinate scene, la musica dei cartoni animati è fondamentale è parte integrante dell’opera. La prima “fusione” di musica e disegni la si deve proprio a Disney, che nel 1929 iniziò con la “Danza degli Scheletri” la fortunata serie delle Silly Symphonies (“sinfonie buffe”), che gli valse numerosi oscar al miglior cortometraggio fino ad arrivare al capolavoro del 1940: Fantasia. In questo film a cartoni animati la musica, diretta da Leopold Stokowski, non si adegua ai disegni, ma li plasma nella forma e nel colore.
di Giulia Caputo