La vicenda della "Deepwater Horizon" è stranota negli Stati Uniti, dove, nell'aprile del 2010 si verificò il più grande disastro ambientale registrato sino ad ora quanto a piattaforme trivellatrici. Meno nota lo è nel resto del mondo ed anche in Italia.
In seguito ad una grave esplosione sulla "cittadella galleggiante", per 87 giorni più di 50000 barili di petrolio si riversarono nel Golfo del Messico. Una tragedia ambientale ma anche e soprattutto umana. E' su questo aspetto, sulle vite e sulle straordinarie qualità di alcuni degli uomini a bordo della piattaforma che si focalizza l'attenzione di Peter Berg. Il regista 54enne ci porta per mano alla scoperta di un modo poco esplorato grazie ad una sceneggiatura puntuale ed accurata che prese spunto da un articolo del New York Times. Quello del Times fu il risultato delle interviste a 21 sopravvissuti (11 furono invece le vittime del disastro), ma lo sceneggiatore Carnahan ha lavorato sodo aggiungendone altre per proprio conto. Una indagine ed un film in parte scomodo. Avrebbero voluto poter aver accesso ad una qualche piattaforma durante la lavorazione ma nessuna si è mostrata disponibile.
Più che sul lato ecologista, Deepwater - Inferno sull'Oceano spinge sul lato umano e di come persone "normali" possano ritrovarsi a compiere azioni fuori dall'ordinario. Di più, il film parla di un concetto quasi dimenticato: il senso del dovere.
Il protagonista del fim è Mike Williams, capo tecnico elettronico della Transocean, lavoratore indefesso e padre di famiglia (la moglie è nella finzione Kate Hudson). Berg per scegliere chi avrebbe interpretato Williams è andato sul sicuro puntando sull' "usato garantito" con Mark Wahlberg. I due avevano lavorato insieme già in Navy Seals, Lone Survivor e saranno di nuovo l'uno accanto all'altro in Patriot's Day.
Oltre alla robusta prova offerta da Mark Wahlberg che abbiamo incontato a Roma nel suo giro di promiozione del film insieme al produttore Lorenzo Bonaventura, il lavoro di Berg è stato agevolato dalle scelte operate sulla parte restante del cast. " Tutto quel che dovevo imparare l'ho appreso da Mike stesso. Lui è stato i miei occhi e le mie orecchie. Ho guadagnato pian piano la sua fiducia ed il suo rispetto, questo è stato determinante". Fantastico ed azzeccatissimo un sempre più camaleontico Kurt Russell nei panni di Mr. Jimmy (installation manager offshore della Deepwater Horizon) che ammirato nella versione originale è superlativo. Al solito "fastidioso" (per i ruoli che gli affibbiano e lui ci sguazza) il mio amato John Malkovich nei panni del rappresentante della British Petroleum. Già vincitrice di un Golden Globe, si conferma il talento di Gina Rodriguez che veste i panni di Andrea Fleytas.
Il film, dopo qualche minuto di assestamento in cui sei frastornato da un linguaggio necessariamente tecnico, scava nelle caratteristiche dei singoli personaggi, ma non sarebbe onesto non applaudire anche il lato "spettacolare" del plot.
Frutto innanzitutto di un minuzioso lavoro dello scenografo Chris Seagers e del suo team, gli otto mesi di lavoro hanno permesso di ricreare la Deepwater in una scala pari all'85 per cento della dimensione reale. La scena dell'esplosione è letteralmente incredibile. Spettacolare se vogliamo, ma senza mai perdere la misura. Non è uno di quei film sulle sciagure tutto scoppi e devastazioni da sfinimento. Adrenalinico al punto giusto, Peter Berg a mio parere vince la sua sfida intrattenendo e rendendo giustizia agli uomini che persero la vita e a tutti gli altri che furono coinvolti nel disastro.
di Alessandro Giglio