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Ben Affleck in The Accountant: recensione e trailer

Venerdì, 28 Ottobre 2016 09:45

Da giovedì 27 ottobre nelle sale il nuovo film di Gavin O’Connor, "The Accountant": un action movie teso e velato di ironia che non deluderà gli appassionati del genere.

Quando abbiamo letto Gavin O’Connor tra i nomi della kermesse romana, il pensiero è corso a quel gran bel film del 2011, Warrior, che diede per la prima volta un ampio, meritato e importante screen time a Tom Hardy e Joel Edgerton. L’attesa, dunque, era legittimamente grande, come il desiderio di recuperare la filmografia del regista e sceneggiatore americano ora che finalmente abbiamo visto The accountant. Eppure, la scelta di concedere all’inespressivo Ben Affleck il ruolo da protagonista aveva eretto sulle nostre aspettative un incerto punto interrogativo. Nonostante, negli ultimi tempi, da Gone Girl a Batman v Superman, sembri che l’attore stia centrando le proprie interpretazioni proprio sulla sua proverbiale inespressività.

E anche nel caso di The Accountant, infatti, chi meglio di Affleck poteva interpretare un contabile autistico che spara e mena come Rambo (o, proprio, come Batman?). Ecco che la scelta del ruolo di Chris Wolff appare da subito azzeccata, riuscendo a convincere sia sul piano patologico sia su quello fisico. Un personaggio che si inserisce di diritto nel filone dei più originali del genere action, ricordando molto il Dexter Morgan della controversa serie tv Showtime. La vicenda di Chris va a incrociarsi con almeno altre due trame, senza contare i flashback rivelatori che delineano il passato del protagonista mostrando come sia riuscito a controllare e infine a convivere con l’autismo. Da una parte, l’incarico di una grande azienda di scoprire un grave buco di bilancio; dall’altra, la scoperta di ritrovarsi braccati per aver svolto impeccabilmente il proprio lavoro. Nel mezzo, un agente del Tesoro prossimo alla pensione e una giovane recluta che sono sulle tracce del contabile, perchè sembra ci sia sempre di mezzo lui ogni volta che una grossa organizzazione criminale vuole far quadrare i conti.

Bill Dubuque, lo sceneggiatore, è bravissimo a risolvere l’intera ingarbugliata matassa. Grazie a un sistema equilibrato di pesi e contrappesi, tutte le linee narrative si concludono pienamente (una, addirittura, potrebbe innescare un sequel). Inoltre, se l’evoluzione del protagonista, dagli anni dell’infanzia, è messa in scena con serietà e rigore, i giorni frenetici della vicenda sono raccontati con una decisa dose di humor, a cominciare dalla manie di controllo e di perfezione del contabile fino al rapporto con la ragazza da salvare (estremamente necessaria e complementare). E anche se il colpo di scena che chiude The accountant sia tutt’altro che imprevedibile, l’opera di O’Connor conta numerose sequenze avvincenti e ottime scene d’azione, ottimi comprimari e un protagonista, ricordiamolo, destinato a restare impresso nella memoria degli spettatori.

di Paolo Di Marcelli