Extra

Un mostro dalle mille teste di Rodrigo Plà: Recensione e trailer

Mercoledì, 02 Novembre 2016 20:41

L'acclamato regista uruguaiano, di adozione messicana,  torna nelle sale italiane il 3 novembre con un film che racconta ancora il Messico, denunciandone la sua realtà crudele e classista e focalizzandosi su temi essenzialmente impegnativi.


Il film che ha aperto il Concorso di Orizzonti alla 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2015), Un mostro dalle mille teste mette in scena  la corruzione  e la negligenza del sistema burocratico messicano. Diretto da  Rodrigo Plà (Leone del futuro 2007 a Venezia) e sceneggiato dalla moglie Laura Santullo, questo thriller ricorda molto "La Zona" per i temi trattati. Al suo interno echeggia l'idea di uno stato fallito, irrispettoso verso la dignità dei suoi cittadini. Per gli autori il ritorno al genere-driven è stato più casuale che intenzionale.  La trama abbastanza scarna, successivamente viene arricchita da una caratterizzazione dei personaggi molto profonda, accompagnata da una soggettività nel raccontare gli avvenimenti non indifferente.

Quando Sonia Bonet si trova ad essere aggirata dall'azienda d'assicurazioni che cura la malattia del marito, si trova davanti una scelta: sottostare al sistema corrotto del suo paese o imbracciare le armi  e dare una prova di coraggio, spingendosi contro i rappresentanti complici, includendo se stessa e suo figlio all'interno di una vertiginosa spirale di violenza e suspense.

Caratterizzata dalla soggettività, la narrazione appare frammentata, provocando un ritmo abbastanza monotono: inquadrature  fisse, profonde nei tagli di montaggio. Plà si serve di una regia intensa e di una colonna sonora  quasi inesistente, che entra nel quadro collettivo per aumentarne la drammaticità. Curioso è lo stratagemma degli specchi che interlacciano numerosi punti di vista deformando la visione della protagonista esposta emotivamente. Una costruzione di ricordi, che scorrono bene analizzando gli eventi narrativi senza troppi virtuosismi.

"Un mostro dalle mille teste e nessun cervello": Pià descrive così la società messicana, definendola frammentaria e senza un'unità etica. I cittadini vengono lasciati a se stessi ed è incredibile e palese la differenza tra classi sociali che si verifica in questa regione. Un film di denuncia sicuramente necessario per comprendere realtà diverse e spesso lontane dalle nostre, dove scelte sbagliate possono portare alla disgrazia di una famiglia. Molto importante è la figura del ragazzo, il figlio di Sonia, che viene trasportato nelle vicissitudini della madre con forza; lui non ha scelta, deve solo sottostare e osservare. "Si tratta di finzione" ribadisce Plà anche se sotto sotto sappiamo che in fin de conti è la verità, in particolare quando riflettiamo sull'immagine di una compagnia di assicurazioni sanitarie che viene descritta in modo freddo e distaccato, come un mostro senza cuore.

Una pellicola di riflessione, che dipinge un mondo diverso da quello che siamo abituati a vedere, un' opera interessante di cinematografia indipendente che non solo convince ma che non perde di intensità e ritmo.

 di Leonardo Venturi