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Matthew McConaughey torna al cinema con "Free State of Jones"

Mercoledì, 30 Novembre 2016 13:19

Il nuovo film di Gary Ross racconta la vicenda grandiosa di Nweton Knight, il contadino che si oppose all’esercito confederato durante la Guerra Civile.

Dopo essersi cimentato con quasi tutti i generi, l’attore premio Oscar torna al dramma storico con Free State of Jones, opera corposa (139 minuti) che narra la storia di un personaggio tanto mitologico quanto realmente esistito, il ribelle che durante la guerra di secessione americana fondò, insieme a un gruppo di sodali disertori, la Contea di Jones e rappresentò una vera e propria avanguardia circa l’integrazione tra bianchi e neri. Un film ambizioso e dal budget importante, che però si incaglia nelle secche di un cinema troppo convenzionale, noiosamente ancorato alla “storia vera” piuttosto che a un progetto di messa in scena coinvolgente e degno di nota.

Matthew. Lo stiamo amando un po’ tutti. Abbiamo apprezzato la svolta autoriale che lo ha visto abbandonare la (frivola) commedia sentimentale a favore di produzioni prestigiose e di elevata caratura artistica. Questa almeno è la narrazione più diffusa, perchè dando un’occhiata al suo curriculum si nota facilmente come tra generi diversi e ottime interpretazioni si barcamenasse dignitosamente già dagli anni Novanta. Se è vero che con Dallas Buyer’s Club ha raggiunto l’apice tra performance e trasfosmismo, per poi mantenerlo pressochè inviariato con le pellicole successive, in questo caso dobbiamo constatare che, invece di inventarsi un personaggio inedito, il nostro abbia scelto la via della ripetizione, mettendo il pilota automatico sull’ossessiva risolutezza che ha caratterizzato i suoi ultimi ruoli, True Detective compreso.

La Storia. Il rimpallo tra vicende personali ed eventi storici sono alla base di molti film in costume, in cui la vita dei protagonisti si intreccia coi mutamenti politico-sociali del periodo. Free  State of Jones non si conclude con la fine della Guerra Civile, ma si concentra anche sugli anni difficili che ne seguirono, tra il riconoscimento dei diritti degli ex-schiavi (promesso su carta ma di fatto ancora negato) e il nascente Ku Klux Klan. Poteva essere un’ottima occasione per afffrontare la complessità di un’epoca segnata da conflitti ideologici e culturali: assistiamo invece a un compendio di scene già viste e prevedibili. Anche il flash-forward che lega un drammatico caso giudiziario degli anni Sessanta alla vicenda di Newton Knight risulta, nel suo intento di denuncia delle libertà negate, indubbiamente “giusto”  e doveroso ma innegabilmente ridondante.      

Il film. L’opera di Gary Ross si rivela buona nelle intenzioni ma poco convincente sulla messa a fuoco dei personaggi (buoni o cattivi), sulla scelta di cosa mostrare (un uso eccessivo di scene emblematiche) e su qualche ingenuità di troppo (la convivenza di Newton con la moglie e l’ex-moglie risulta davvero anacronistica). In fin dei conti, al di là delle velleità di cinema civile di cui vorrebbe farsi carico, Free State of Jones si inserisce senza sussulti nel filone dei blockbuster in costume con l’obiettivo di puntare alla pancia del grande pubblico, incapace però di impensierire la testa di chi si aspettava una pellicola che facesse i conti con una delle fasi più contradditorie e divisive della storia degli Stati Uniti.

di Paolo Di Marcelli