Dopo "Kundun" e prima ancora "L'ultima tentazione di Cristo", Martin Scorsese torna a confrontarsi con il sacro. E' proprio quest'ultimo film a mettere lo zampino in quello di cui vi scrivo oggi. Fu dopo una sua proiezione nel 1988 che Scorsese conobbe l'arcivescovo Paul Moore. Questi gli regalò il romanzo di Shasuke Endo, "Silence"e la scintilla scattò subito. Il regista si mise immediatamente al lavoro per l'adattamento cinematografico ma i finanziamenti scarseggiarono ed ecco in parte il perchè di una gestazione così lunga (non è la prima volta che accade a Hollywood). Diciannove anni dopo arriva finalmente il risultato di tanta passione, devozione e sforzo.
LA TRAMA
Il film si poggia su una storia realmente accaduta. Parliamo dell'apostasia del padre gesuita Christovao Ferreira (nel film interpretato da Liam Neeson). Siamo proiettati nel 1643. Cento anni prima i missionari cristiani avevano iniziato l'opera di evangelizzazione in Giappone. Nei primi tempi non furono osteggiati ed anzi ben accolti. Fu nel periodo Tokugawa che la loro presenza ed opera fu vista come un forte ostacolo al tentativo di riunificazione di un paese dilaniato da anni di lotte tra feudatari. Nel 1614 un editto mise al bando i religiosi ma molti continuarono la loro missione in clandestinità. Uno di questi era proprio Christovao Ferreira. La notizia della sua apostasia colpisce profondamente due suoi allievi: padre Sebastian Rodrigues ( Andrew Garfield) e padre Francisco Garupe (Adam Driver). Non credendo alle notizie in arrivo dal Paese del Sol Levante, i due partono in missione conoscendo bene i rischi correlati.
IL TEMA CARDINE
"Silence" è un film duro, schietto, rigoroso, senza fronzoli e con poche concessioni allo spettacolo. Il silenzio che da il titolo al romanzo ed al film è quello che alle volte il cristiano si trova a dover affrontare nel suo rapporto con Dio. Di fronte alle atrocità che i credenti si trovano a fronteggiare, ci si chiede il perchè di un silenzio che si fa assordante e che sembra significare l'assenza di Dio. IL Suo amore però è misterioso più di quanto crediamo e di quanto creda il protagonista della storia. Scoprirà e scopriremo, che Dio ci lascia più spazio di quanto possiamo immaginare ma che in fondo è sempre presente. Lo stesso silenzio è necessario per immergersi a fondo nelle 2 ore e 45' minuti circa di film. La visione non accetta distrazioni e non perchè se si perde il filo non ci si ritrovi più. Questo film non è un passatempo, ma una ricerca interiore. Più che in altre occasioni, benchè non sia un film d'azione o con effetti speciali, è consigliata la visione in sala. Non aspettate l'uscita in dvd ma godetelo appieno al cinema. Avvalendosi dei suoi fidati e "rodati" collaboratori Scorsese fa centro anche stavolta. Rodrigo Prieto è magistrale alla fotografia (una esperienza visiva superba) e Dante Ferretti conferma tutto il suo talento nelle scenografie ed i costumi. Un lavoro certosino e fedelissimo, quasi maniacale in ogni ricostruzione. Sia per l'accuratezza dei rituali sacri che per la stesura della sceneggiatura.
IL CAST
Il mix tra attori occidentali ed orientali funziona grazie alla scelta oculata degli stessi. Sorprende in positivo Andrew Garfield, capace di restituire sullo schermo tutte le sfaccettature e tensioni del giovane padre Gesuita. Buona pure la prova di Adam Driver. Entrambi capaci di incarnare questi gesuiti "pionieri", necessariamente e quindi credibilmente, persino "tosti"e bruschi. Statuario nelle movenze e nella sua "monumentalità" Liam Neeson. Solo ammirazione per Issey Ogata (già amato nel ruolo dell'imperatore Hiroito in "Il Sole" di Sokurov) nei panni dello spietato e cinico inquisitore. Grande prova infine quella offerta da Shinya Tsukamoto nel ruolo di Mokichi. L'attore/regista nipponico ha sorpreso Scorsese quando se l'è visto di fronte per l'audizione. Suo grande ammiratore, il regista americano proprio non se l'aspettava, anche se Tsukamoto ha affermato che avrebbe fatto persino la comparsa pur di esserci.
CONCLUSIONI
Se avete pazienza, se avete voglia di faticare, interrogarvi e confrontarvi con le questioni morali che la vicenda mette sul piatto ne uscirete arricchiti, intellettualmente incuriositi e vogliosi di saperne di più. Se al contrario cercate dello svago statene alla larga. Io l'ho apprezzato e saprò consigliarlo in maniera mirata. Impegno non è noia e Scorsese sa miscelare bene tutti gli elementi necessari per tenere viva l'attenzione del pubblico e renderlo protagonista; mai passivo osservatore.
di Alessandro Giglio