C'eravamo anche noi di Radio Libera Tutti e vi raccontiamo come è andata. Il film, distribuito da Lucky Red in 300 copie, sarà nei cinema dal 23 novembre.
Liberamente ispirato al romanzo di Michele Serra, il nuovo lavoro della Archibugi ne conserva il titolo, un pò per motivi commerciali come ha onestamente ammesso Francesco Piccolo, co sceneggiatore insieme alla regista romana, e un pò per omaggio al lavoro dello scrittore e giornalista.
Un titolo che tutto sommato il duo Archibugi/Piccolo definisce paradossalmente "sbagliato". Non è un caso probabilmente se anche Bisio, tra i protagonisti del film, porta in scena in teatro la piece di Serra ma col titolo più ampio di Father and Son. E' questa ampiezza maggiore come portata e intenti che dovete immaginare nell'approcciarvi al film di cui parliamo oggi. Universalità che nasce dal particolare. In fondo tutti in conferenza stampa hanno tenuto a precisare che di racconto del tutto individuale si tratta, in cui però, forse si può trovare una risposta valida per tutti.
La trama
Giorgio Selva (Claudio Bisio), presentatore televisivo di successo, è un padre separato cui è stato concesso l'affidamento congiunto del figlio Tito, il diciassettenne interpretato da Gaddo Bacchini. Tito è un tutt'uno con un gruppetto di suoi compagni di scuola. Una compagine irritante per certi versi ma con lampi di freschezza, genuinità e fratellanza encomiabili. Giorgio si scopre sempre più incapace di gestire la relazione col figlio e far applicare le regole per una normale civile convivenza. Si scopre sempre più estromesso dalla vita del figlio e quasi estraneo. Più bancomat che padre sebbene non per sua scelta. Tito d'altro canto si sente oppresso dalla presenza del padre e i suoi atteggiamenti si fanno sempre più detestabili.
Il cambio di passo avviene quando il ragazzo conosce e si innamora di Alice ( Ilaria Brusadelli), sua compagna di scuola e figlia della domestica factotum, nonchè ex amante di Giorgio, che qualche anno prima era stata alle dipendenze di Casa Selva. Non un minutaggio sostanzioso per Antonia Truppo nei panni di Rosalba, eppure l'attrice premio David di Donatello per "Lo chiamavano Jeeg Robot" e "Indivisibili" strappa applausi e scena a tutti nel tempo che le è concesso.
La sua ricomparsa getta nel panico o quasi Giorgio che si chiede se l'Alice di Tito non possa magari esser figlia sua...
Cosa ci racconta il film
A metà strada tra dramma e commedia, il film della Archibugi ha spunti interessanti ed il pregio di entrare in punta di piedi in dinamiche non facili. Sa strappare sorrisi e riflessioni senza pretese o intenti di carattere sociologico.
C'è un passo sintomatico in un dialogo dallo psicologo tra padre e figlio quando il terapeuta chiede come si sentano rispettivamente i due. " Ha presente la porta di un sommergibile? Quelli a tenuta stagna? Io sono fuori, avvolto dall'acqua e mio figlio è dentro", ammette Giorgio. Tito replica che lui invece si sente affogare dall'acqua e che quell'acqua ha la forma di suo padre. Ecco, la chiave del film è tutta o quasi qui e nella ricerca di una intimità che in fondo già c'è, senza che i due se ne rendano conto.
Se il libro sviluppa il rapporto padri/figli dal punto di vista del padre, qui la visione è duplice. Un film che sembra dirci tutto subito per quanto riguarda il tema principale ed invece prende solo man mano la sua forma definitiva. Una storia che ha anche il merito di non svelare mai tutto dei suoi personaggi. Come un gioco ad incastri, rivela poco alla volta mischiando le carte e la personalità delle sue pedine. Sintomatico in questo senso il personaggio di Rosalba, del quale sappiamo poco all'inizio, molto di più durante e poi forse ancora poco in chiusura. Non è una incapacità di tratteggiare a pieno i protagonisti ma una scelta cosciente e vincente. Tutto sommato non ci riveliamo mai completamente all'esterno per quel che veramente siamo e la definizione di noi stessi è una ricerca che c'accompagnerà per tutta la nostra esistenza terrena.
Il cast
Claudio Bisio, quando è chiamato a ricoprire ruoli non esclusivamente comici, conferma d'essere non solo a suo agio ma di esprimersi al meglio. Umanità e sarcasmo sono nel suo dna e si vede. Ci piace molto anche il giovane Gaddo Bacchini, come pure Matteo Oscar Giuggioli, il compagno di branco Lombo, con cui Tito avrà più screzi anche se solo dettati da una complicità maggiore. Mai sopra le righe, autentica e garbata la prestazione di Barbara Ronchi nel ruolo di Annalisa, barista con laurea in filosofia che fa aprire a Giorgio di nuovo la porta di casa ad una donna dopo la separazione. Di Antonia Truppo ho già detto tutto il bene possibile ma non posso chiudere senza citare Cochi Ponzoni cui gli sceneggiatori hanno cucito addosso un ruolo delicato, prezioso e importante nell'economia del film. Un nonno fuori dagli schemi. Moderno nell'approccio e ancorato al passato nei suoi amori. Bella prova davvero per l'ex sodale di Renato Pozzetto, chapeau.
di Alessandro Giglio
gli sdraiati: photocall