Nel 2012 Raquel Jaramillo pubblica sotto lo pseudonimo di R.J. Palacio il suo romanzo d'esordio intitolandolo Wonder, stesso titolo del film di cui parliamo oggi.
Sebbene un pò di cose in comune con Dietro la maschera, film dell'85 con Cher ce l'abbia, solo quello diretto da Bogdanovich è ispirato ad una storia vera mentre Wonder è frutto della immaginazione dell'autrice newyorkese. Eppure un fatto ispiratore per Raquel c'è stato e fu lei stessa a raccontarlo. Un giorno era insieme ai figli quando incontrò una bambina affetta dalla Sindrome di Treacher Collins, la cui traccia immediatamente visibile è una malformazione del cranio. La sua prima reazione fu quella di allontanarsi per timore che il figlio minore potesse spaventarsi o magari tirar fuori un commento poco piacevole.
LA TRAMA
La storia è quella di Auggie Pullman, un bambino di 10 anni nato con una deformazione facciale che lo ha costretto nei suoi pochi anni di vita a decine e decine di interventi chirurgici per recuperare almeno parzialmente il lato estetico ma anche l'apparato uditivo e visivo. Un pò per i continui andirivieni dall'ospedale e un pò per preservarlo dagli sguardi insistenti di chi gli si trova di fronte, Auggie ha studiato sempre solo a casa e sua madre è stata la sua insegnante privata. Quando deve uscire il suo schermo è un casco da astronauta che gli fu regalato per Natale dalla migliore amica di sua sorella Via.
Quando sarebbe giunto il tempo di mandarlo alle medie è sua madre Isabel ad insistere perchè Auggie affronti il mondo, con tutto quello che un caso come il suo può comportare.
CAST E PUNTI DI FORZA DEL FILM
Stephan Chbosky, regista del film, ha dei punti in comune con J.R.Palacio: sono entrambi autori di un bestseller. Da Ragazzo da parete, di cui è fortunato autore, trasse la storia per il suo secondo lungometraggio Noi siamo infinito. Cinque anni dopo è alla regia di Wonder e si circonda di un cast a dir poco azzeccato. Il protagonista Auggie è Jacob Tremblay ( il piccolo portento di Room, il film che un paio d'anni fa ci emozionò alla Festa del Cinema di Roma). I suoi genitori sono interpretati da una coppia di attori ispirati e perfetti per tempi e interpretazioni: Julia Roberts e Owen Wilson che mai prima s'erano incontrati sul set. Rimarchevole anche la prova di Izabela Vidovic nel ruolo della sorella maggiore Via.
Tutto fila senza intoppi per merito della storia incantevole che è alla base del film ma anche di una sceneggiatura briosa, divertente, interessante e completamente funzionale al lavoro di scoperta dei singoli personaggi che si dispiega per capitoli come avviene nel libro.
Malgrado il fulcro sia Auggie come ovvio, il film è corale. La stessa storia è vista attraverso gli occhi dei vari personaggi e le sfumature sono fondamentali. Il fardello non è solo il suo o dei genitori in seconda battuta. Non è semplice neppure essere una adolescente come Via in una casa in cui è certo che tutti i primi pensieri siano per il piccolo Auggie. Quella che abbiamo di fronte è una storia complessa che non manca di analizzare le emozioni ed i sentimenti di tutti i ragazzi che si confrontano con Auggie. Una frase del film è emblematica a riguardo: "Tutti nel mondo, almeno una volta nella vita , dovrebbero ricevere una standing ovation", dice il protagonista nel suo personale percorso di comprensione ed entrata nel modo. Il pregio di Wonder è quello di riuscire a raccontare con una grazia ed una misura ormai quasi inusuali.
Non è un terreno agevole quello in cui ci si muove. Facile sarebbe stato virare nel melenso o drammatico tout court scivolando nel terribilmente banale, magari persino con una punta di ruffianeria. Un errore che non commette la scrittrice e che evita alla grande pure Chbosky. Ci si commuove come giusto che sia e non c'è da vergognarsene in un film che in fondo resta una riflessione sulla gentilezza. Non è certo un caso se il libro ha dato il via ad un movimento della società civile denominato "Choose Kind."
Almeno per qualche momento uscendo di sala, si apre all'orizzonte uno spiraglio di speranza, gioia e voglia di cambiare in meglio noi stessi, una magia non da poco. Wonder è un film realmente per tutti, adulti e bambini, utile e forse quasi necessario. Non è un film complicato, un pregio non da poco. Ben strutturato e impacchettato. Di cinema così vorremmo ce ne fosse di più.
di Alessandro Giglio