A Private War, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2018, arriva in sala preceduto dall'uscita nelle librerie del libro cui il film si ispira e dal titolo "Confesso che sono stata uccisa - A private war - La vera storia di Marie Colvin " edito da Newton Compton.
Il film di Matthew Heineman, distribuito da Notorious Pictures, racconta uno spicchio importante di vita della reporter di guerra Marie Colvin interpretata da Rosamund Pike, corrispondente per il Sunday Times dal 1985.
27 anni trascorsi tra Iraq, Afghanistan, Libia ma anche Sri Lanka occupato dalle Tigri Tamil ( prima giornalista straniera ad entrarvi) e sempre in prima linea. La storia va ritroso partendo proprio dagli accadimenti dello Sri Lanka in cui la Colvin perse l'uso dell'occhio sinistro dopo essere stata colpita dalle schegge di una granata.
La vediamo ritirare il premio di Giornalista Britannico dell'anno e conosciamo il suo direttore interpretato ottimamente da Tom Hollander. Marie non ha intenzione di mollare quel lavoro che è la sua vita e che al tempo stesso la divora giorno dopo giorno.
Marie racconta la morte per esorcizzarla, ne soffre, eppure non sa tenersene alla larga. Il titolo del film è davvero calzante, la sua per molti versi è davvero una guerra privata, anche perfino una "dipendenza" per quanto possa sembrare paradossale. Pochi mesi dopo rischia di nuovo grosso in Iraq sulle tracce di una fossa comune. E' qui che che conosce quello che diverrà il suo fotografo, collega e presto suo grande amico: Paul Conroy, autore del libro di cui sopra, ed interpretato da Jamie Dornan.
Lo stress post traumatico che la investe al termine della missione è la stessa che attanaglia tantissimi soldati ed è così che il film che indaga sugli aspetti più intimi della giornalista. I suoi fantasmi, le sue ossessioni ed anche l'amore che arriva grazie all'incontro con l'uomo d'affari Tony Shaw ( Stanley Tucci).
Quando sta quasi per immaginare una vita al di là del suo lavoro, arriva la missione in Siria, più precisamente ad Homs dove la Colvin in diretta web riesce a testimoniare le condizioni pietose in cui sono costretti a vivere 28000 civili.
Quello di Heineman è un film asciutto, curato e molto ben focalizzato sulle dinamiche che un giornalista di guerra deve affrontare. Non si vede a cuor leggero e non lascia risposte facili nè sentenze. Un film che risulta avvincente anche grazie ai suoi preziosi interpreti, tutti, nessuno escluso, davvero in palla.
di Alessandro Giglio