Ancora una volta, l’artista sceglie di rappresentare uno scenario italiano piuttosto comune e attuale - flashback al 2016, quando in “Quo Vado?” si parlava del tanto ambito “posto fisso” – Zalone nel film del 2020 è un imprenditore fallito che per sfuggire ai debiti decide di lasciare Spinazzola, piccolo paese d’origine nel sud Italia, e stabilirsi in Kenya per lavorare come cameriere in un villaggio turistico.
L’amicizia con Oumar, collega e appassionato di cinema e l’incontro con Idjaba, giovane africana caratterizzano la permanenza di Checco in Africa sino a quando lo scoppio di una guerra civile lo induce a far ritorno in Italia e a fronteggiare i debiti che aveva lasciato.
La cinepresa si focalizza quindi sul tortuoso e complesso rientro in patria, contraddistinto da incontri e colpi di scena vissuto in prima persona dal protagonista che finalmente riesce a sbarcare a Vibo Valentia.
Il rientro di Checco suscita reazioni differenti: chi l’avrebbe preferito scomparso e chi invece, nonostante le controversie, è felice di rivederlo sano e salvo.
Il finale è aperto: l’uomo salderà i debiti per cui era fuggito dall’Italia?
Dopo un lungo lavoro di produzione durato circa quattro anni Zalone, tracciando un percorso che va dal Kenya al deserto del Marocco, Malta e varie ambientazioni italiane, riesce a mettere in luce differenze culturali effettivamente presenti e discusse nella società odierna. L’intento del film non è però certamente quello di creare schieramenti di tipo politico, al contrario, facendo uso dell’ironia peculiare dell’interprete, di rappresentare fedelmente certi schemi che affliggono la collettività italiana.
Nuovamente Zalone non delude. Un progetto portato a termine con grande impegno e serietà che comprende interamente tutte le abilità artistiche a partire dalla sua singolare ironia sino a musiche inedite e particolari, realizzando un prodotto unico e inimitabile. Pur essendo il primo film in veste di regista, rimaniamo piacevolmente sorpresi dal risultato finale.
Di Stefano Ludovici