Sono ancora Rodeo Drive e Rai Cinema, Marco Poccioni e Marco Valsania a dare fiducia a De Matteo regista nonché sceneggiatore insieme alla compagna Valentina Ferlan. Era successo nel 2012 con gli Equilibristi, nel 2014 con I nostri ragazzi ( che resta il suo migliore) e due anni più tardi con La vita possibile.
De Matteo, smessi i panni dell’attore ( lo ricordiamo all’esordio con Michele Placido in Le amiche del cuore, Velocità massima e in Romanzo Criminale la serie), torna dietro la macchina da presa a quattro anni di distanza dal suo ultimo lavoro.
Come già ne I nostri ragazzi il duo De Matteo/ Ferlan torna a porre la lente d’ingrandimento sulle dinamiche che si scatenano dietro ad un evento tragico e totalmente inatteso. Se nel film con Lo Cascio e Gassman erano le reazioni di due famiglie per bene alla notizia che i due figli avevano massacrato a calci una barbona, qui spostandoci geograficamente da Roma al Veneto, è ancora un fatto di sangue a sconvolgere le vite di tante persone trascinandole dove mai avrebbero creduto di poter arrivare a trovarsi.
E’ un film che certamente ingloba anche tanti altri temi caldi. Attuali come la difesa personale ed il porto d’armi; e quelli immarcescibili come lo stretto confine tra legalità ed illegalità e l’ambiguità di tante vite apparentemente specchiate.
Sette protagonisti come sette vizi capitali ed ogni personaggio ad incarnarne uno in questo cinema teatrale che ancora una volta come è nelle corde di chi lo crea, è li a gettare dubbi e domande: se fossi stato li io cosa avrei fatto?
Il film girato tra Grottaferrata e Bassano del Grappa racconta in 24 ore gli intrecci dietro una famiglia borghese in cui l’erede di una importante Azienda Vitivinicola (Michela Cescon è Diletta) per fragilità ha scelto di non condurre lasciando le redini in mano al marito Giorgio ( Marco Giallini che non fa il Giallini) . Un uomo dalla personalità sfuggente e legato da una dubbia amicizia col Commissario Panti ( un encomiabile Massimiliano Gallo), poliziotto campano mandato al nord come in gergo si dice a “decomprimere”.
In casa della mamma di Diletta lavora invece come domestica Beatrice ( Cristina Flutur è la vera sorpresa in positivo del cast insieme al giovane Ioan Tiberiu Dobrica, figlio di Beatrice e fattorino alla bisogna per Giorgio).
Ci sono poi Vinicio Marchionni nei panni di Don Carlo ( non ci ha entusiasmato questa volta, né lui ne il suo personaggio) e Bebo Storti in quelli del Dott. De Sanctis. Tutti o quasi alla fine complici, ambigui e nessuno innocente …
Villetta con ospiti è un dramma a tinte fosche che nel finale scivola verso venature da thriller psicologico. D’altra parte lo stesso titolo rimanda decisamente ai classici gialli made in England. Villetta che vorrebbe ma non riesce ad essere personaggio aggiunto come invece succede alla musica.
Sono tante anche le suggestioni visive. Gli animali che si muovono nel bosco nel prologo di caccia non sono casuali, essi rispecchiano i protagonisti della villetta in una natura dall’aspetto doppio così come i protagonisti in campo. Una natura che sceglie anche con la forza quale le pare essere la cosa migliore da fare.
Una messa in scena curata ma che forse vuole offrire troppo ed in questo sforzo si perde man mano con una ambizione che non sempre regge alla prova dei fatti.
Ci sono delle forzature che avrebbero dovuto essere evitate e seppure a tratti apprezzabile, il film resta incompiuto e vulnerabile.
Un peccato perché De Matteo si conferma autore necessario nel nostro panorama che certi temi tende a dimenticarli volutamente. Un regista che analizza il “cuore nero” dell’esser italiano ci serve.
Di Alessandro Giglio