L’Associazione Mister Freedom – Brigata Cinematica ha il piacere di presentare al pubblico di #PostoUnico: "Goes to Hollywood", l’incontro con lo scenografo Osvaldo Desideri, Premio Oscar per “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci.
Si parte con il documentario “La scenografia: la fabbrica dei desideri”, di Osvaldo e Ewa Desideri, per proseguire alle ore 22,00 circa con la proiezione di “Professione: reporter” (1975), di Michelangelo Antonioni.
Nel mezzo incontro/dibattito con Osvaldo Desideri in sala. Il film "Professione: reporter" è stato scelto dallo stesso Desideri, soprattutto per la bellezza del celebre piano sequenza finale, sette minuti che hanno fatto la storia del cinema.
Desideri (classe 1939), è uno scenografo italiano, vincitore del Premio Oscar nel 1988 per la scenografia de “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci. Come scenografo e arredatore ha lavorato con alcuni dei più grandi cineasti italiani, tra cui Roberto Rossellini (“Il messia”), Luchino Visconti (“Morte a Venezia”), Pier Paolo Pasolini (“Salò e le 120 giornate di Sodoma”), Elio Petri (“Todo modo”), Michelangelo Antonioni (“Professione: reporter”), Luciano Salce (“Fantozzi”), Roberto Benigni e Massimo Troisi (“Non ci resta che piangere”), Liliana Cavani e tanti altri.
Professionista della scenografia, tra i più stimati a livello internazionale, Desideri sarà presente in sala per accompagnarci nel cuore della ‘scena’, spiegando i passaggi necessari alla sua realizzazione: dalla progettazione alla manifattura, dai disegni all’individuazione dei costi, dai rapporti con il regista e il direttore della fotografia alla direzione di una squadra di operai e carpentieri.
La serata di venerdì 13 dicembre propone alle ore 22,00 la proiezione del film “Professione: reporter (The passenger)”, di Michelangelo Antonioni (1975).
Un giornalista annoiato e senza più stimoli cerca di dare un senso nuovo alla sua vita, cercando nuove emozioni e un po’ di adrenalina a buon mercato. Così David Locke (Jack Nicholson), durante le riprese di un documentario sul Sahara e l’Africa Post-colonialista, decide di assumere una nuova identità, prendendola a prestito dal cadavere di un uomo dai tratti somatici a lui molto simili, trovato morto in una stanza dell’albergo di cui era ospite. Per cominciare a muovere i primi passi in questa nuova esistenza, deve prima inscenare una finta morte e tentare di modificare la realtà affettiva e sociale in cui fino ad allora era vissuto. Tutto sembra procedere per il verso giusto, quando la realtà prende il sopravvento e per David iniziano i guai. L’uomo, della cui identità si è appropriato, era un trafficante di armi pieno di nemici. Il gioco si fa immediatamente duro e diventa subito molto più grande del giovane giornalista, spingendolo in fuga dall’Africa a Barcellona, fino a Londra. Con lui anche una giovane studentessa d’architettura (interpretata da Maria Schneider).
Un thriller intenso, dalla narrazione fredda e incongruente (tipica del regista ferrarese), che esalta ed estende gli strumenti del reportage all’interno di un cinema ‘verità’ sempre molto diverso dai suoi contemporanei, orientato all’introspezione psicologica e alla dimensione individuale dei personaggi. La narrazione spaziale degli eventi è continuamente intrecciata con quella interiore, più intima: non c’è conseguenza logica dei fatti, semmai una loro interpretazione da parte dei personaggi. Il cinema di Antonioni è uno dei massimi esempi di linguaggi del visuale al cinema, dove i dialoghi tradizionali vengono sempre dopo l’esaltazione visuale della scena.
Nel 1980, a Bologna, il grande linguista e semiologo francese Roland Barthes disse rivolgendosi ad Antonioni: “la tua arte consiste nel lasciare la strada del senso sempre aperta, e come indecisa, per scrupolo. È proprio in questo che tu assolvi il compito dell'artista di cui il nostro tempo ha bisogno: né dogmatico, né insignificante”.
Presentato in concorso al Festival di Cannes, “Professione: reporter” è stato premiato per la Miglior regia ai Nastri d’Argento del 1976 e ai David di Donatello dello stesso anno.
Palazzina Vespignani - Viale Risorgimento 1 - Museo Civico (Villa Ferrajoli) - ALBANO LAZIALE
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