Brueghel: chi non associa questo nome al paesaggio innevato delle cittadine boschive del nord (“
Cacciatori nella neve ”, 1565) o alle divertenti caricature popolari (“Danza nuziale all’aperto", 1607)?
Pieter Brueghel Il Giovane, “Danza nuziale all’aperto”, 1607/1610?
“Un mondo agreste, tradizionale e leggendario tutto esuberante”
Sembra proprio di sfogliare le illustrazioni di un antico libro di fiabe popolari visitando la mostra su Brueghel. Un mondo agreste, tradizionale e leggendario tutto esuberante viene descritto dalle brillanti tinte smaltate: impossibile che non salti all’occhio il rosso “valentino”, filo conduttore in quasi tutte le opere.
Pieter Brueghel Il Vecchio, “Il paese della cuccagna”, 1567
Eppure la rassegna non ospita soltanto le opere più famose del figlio del capostipite (Pieter Brueghel Il Giovane), al contrario, la mostra offre l’occasione imperdibile di osservare una raccolta notevole di tutte le più importanti opere della dinastia. Curioso il dispiegarsi della dinastia con tutti i suoi esponenti accanto all’evoluzione pittorica di ognuno. La mostra è il racconto del mondo popolare nelle cittadine nordiche al tempo delle questioni problematiche del Sacro Romano Impero. E mentre nelle grandi città si alimentavano spietati conflitti religiosi, nelle piccole botteghe gli artisti studiavano una realtà ben diversa: quella che si celava nelle casupole dei paesaggi innevati, nei boschi fantastici della “terra dei grilli” e nelle calorose locande popolari. Nascono così i quadri dei Brueghel che divenuti portabandiera della tradizione popolare nordica, intrisa di miti e simbologie, hanno riscoperto con un realismo spiazzante un mondo in cui anche i demoni diventano mortali. Presentati su un piatto d’argento, vengono descritti minuziosamente vizi e peccati umani con un’esuberanza sfacciata, a volte fin troppo esagerata, dalle tinte boccaccesche. Sono le sfaccettature dell’humanitas che si andava riscoprendo nell’arte fiamminga in contrapposizione al mondo austero del Sacro Romano Impero. La vita diviene una metafora nei quadri di Brueghel, dove i particolari rivelano i più profondi significati esistenziali (“paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli” 1566).
Una mostra “dove i particolari contano”.
Una mostra “dove i particolari contano”. E’ per questo che richiede tempo e mente attenta per essere visitata, perché all’occhio dell’osservatore non devono sfuggire i particolari, fondamentali per la comprensione dell’intero operato dei Brueghel.
Attraverso una linea artistica del tempo, viene illustrata l’arte e la tecnica di ciascun esponente della dinastia: da Pieter Brueghel il Vecchio, capostipite, al più celebre Pieter il Giovane, interessato tanto alla natura umana (soprattutto a quella dei vizi) fino a descriverla nella sua più limpida e sincera bassezza (“danza nuziale”, 1566), a Jan Brueghel il Giovane dal pennello più raffinato e dall’attenzione fissa sul paesaggio naturale (“il paradiso”, 1620), fino a Jan van Kessel il Vecchio, descrittore quasi enciclopedico delle più piccole creature (“studi di farfalle e altri insetti”, 1657).
Jan van Kessel Il Vecchio, “Studi di farfalle e insetti”, 1657
La mostra seppure impegnativa per la quantità di opere e per l’attenzione naturale richiesta ai visitatori, è senza dubbio organizzata ottimamente. Piacevole è camminare tra le opere per le vellutate stanze e i meandri del Chiostro, accompagnati da un lieve sottofondo musicale in perfetta simbiosi con i quadri. Isoliamoci per un pomeriggio dal mondo tecnologico della metropoli e immergiamoci nella realtà fiabesca dei Brueghel e perché no, con l’occasione, rifacciamoci gli occhi con un altro capolavoro, quello del Bramante.
Giulia Giambrone