"Paolo e Giovanni" è uno spettacolo in scena al teatro Conciatori di Roma - una piccola realtà, con una scelta artistica occhiuta -, interpretato da Gianluca Barbagallo, che rappresenta Giovanni Falcone, e Nicola Diodati, nei panni di Paolo Borsellino. Anche se il palco è quasi spartano, riescono a riempirlo con la loro interpretazione: appassionata, curata e sentita fino in fondo. Forse i monologhi, quando si snocciolano secoli e secoli di storia siciliana e quindi anche - purtroppo - di mafia, sono troppo veloci e il dialetto dell'isola è molto accentuato. Ma il loro ragionamento fila e si pongono l'obiettivo di informare, di far capire nel profondo, perché quel cancro è così radicato in quell'isola e - a volte - nelle sue tradizioni. L'obiettivo è quello di snocciolare secoli bui di storia - dall'invasione dei Normanni, alla permanenza trisecolare degli arabi e all'isolamento dei siciliani - per giungere alla luce, rappresentata da Falcone e Borsellino e il loro sogno di liberare la proria terra dalla criminalità organizzata.
L'interpretazione degli attori è magistrale e immaginano le giornate trascorse dai due giudici durante i 29 giorni nel lontano 1985 durante i quali furono reclusi nel carcere di alta sicurezza dell'Asinara per scrivere la requisitoria del maxi-processo. Atto che poi costerà a loro la vita anni dopo, essendo stati i primi a far condannare un così alto numero di mafiosi tutti insieme e per reati legati alla loro associazione criminale.
Talvolta le battute sono eccessivamente intrise di retorica e vengono ripetuti eccessivamente gli aforismi pronunciati, in vita, da Paolo e Giovanni. Toccante il finale e la scelta dei video con i quali, ogni tanto, si interrompe la narrazione.
Forse troppo didattico in alcuni passaggi, ma con l'interesse ad essere simpatico, come quando i due attori raffigurano i protagonisti con i loro scherzi e sfottò che si fanno fra amici. Uno spettacolo da vedere. Soprattutto nelle scuole e ai giovani.