La scena si apre con l’entrata cadenzata degli undici interpreti, tutti vestono una maglietta nera sopra gli abiti di scena sul cui dorso si legge ‘Io sono Otello’: siedono come testimoni in tribunale e si sforano il viso , ad accarezzare le colpe che cela. Nell’abbandonare il palco si puliscono le mani su un lenzuolo bianco, che scopriremo nascondere Otello, sporcandolo uno a uno di nero, del proprio giudizio. "Questa versione vuol far riflettere sull'Otello che è in noi, sul nero che sta dentro di noi, sulla parte diversa dagli altri per cultura o per mani sporche (intolleranze di radici, di religione, di pelle)" sono le parole del regista Carniti, sulla propria versione di Otello. E la scena iniziale è la sola aggiunta, necessaria per introdurre il pubblico ad una delle tragedie più conosciute, ma in una prospettiva attuale.
Otello è una grande metafora sull’esistenza dell’uomo e della sua identità. Il moro, eccelso generale educato alla disciplina serrata, agli schemi e alla violenza, è vittima dei suoi stessi sentimenti per la candida Desdemona creatura leggera e incantevole, che incarna il suo desiderio d’integrazione culturale. Iago si lascia violentare dalla sua ambizione e invidia: crede fermamente di meritare un ruolo d’onore che gli è stato negato, usa così la sua geniale astuzia per vendicarsi. “Gli uomini dovrebbero essere quel che sembrano” dice Iago, da tutti considerato un onesto consigliere. Muove i fili degli animi umani con disinvoltura, avendo la meglio sulle scelte delle sue vittime, fino a quando non sarà anch’egli trappola del suo stesso piano.
Il vero protagonista è il dubbio, che s’insinua a fondo, tra le crepe della personalità, scava e corrode l’anima, corre e risvegliare il lato oscuro, irrazionale. Il dubbio non lascia scampo, avvolge la mente, tormentandola, sporca pensieri e azioni, falsa le prospettive, opacizza i bagliori. La vulnerabilità è propria dell’animo umano. E’ solo dando luce a questa parte oscura che oggi possiamo non essere Otello. Solo portando alla luce il dubbio, il proprio dubbio interiore, si evita l’autodistruzione: “Non esiste l’uomo senza il dubbio. Non esiste il dubbio senza l’uomo.”
L’allestimento è originale nella traduzione di Vittorio Gassman, i dialoghi corrono veloci, i monologhi pure, trovando spazio in un scenografia minimale ma di grande impatto dove troneggiano catene, inferriate e cancelli. Oltre tre ore di spettacolo sono rese piacevoli grazie a scelte sceniche che destano costantemente l’attenzione del pubblico, senza ricadere in interpretazioni pompose che talvolta i testi shakesperiani suscitano. La location è delle più suggestive, il Globe Theatre sembra davvero appartenere ad un’altra epoca, merito anche dell’eccellente direzione artistica a cura di Gigi Proietti. La compagnia è costituita da artisti d’eccezione: le urla strazianti, di Maurizio Donadoni (Otello), le movenze leggere di Maria Chiara Centorami (Desdemona), l’espressività tutta di Gianluigi Focacci (Iago) e l’eleganza di Massimo Nicolini (Cassio). Carniti e la compagnia tutta appassionano il pubblico, portandolo all’immedesimazione, alla riflessione, riuscendo a rendere moderno un testo d’oltre quattro secoli.
Globe Theatre di Roma
Otello
dal 3 al 20 settembre ore 21.00
regia di Marco Carniti
adattamento di Marco Carniti
Interpreti (in ordine alfabetico) |
|
DOGE GRAZIANO DESDEMONA MONTANO BIANCA BRABANZIO OTHELLO IAGO LODOVICO CASSIO RODERIGO EMILIA |
SIMONE BOBINI MARIA CHIARA CENTORAMI NICOLA CIAFFONI ANTONELLA CIVALE NICOLA D’ERAMO MAURIZIO DONADONI GIANLUIGI FOGACCI SEBASTIAN GIMELLI MOROSINI MASSIMO NICOLINI GIGI PALLA CARLOTTA PROIETTI |
SCENE Fabiana Di Marco COSTUMI Maria FilippiMUSICHE ORIGINALI David BarittoniCONSULENTE MUSICALE Adamo Lorenzetti |