E' un film del 2002, diretto da un giovane e promettente regista di nome S.Spielberg, forse lo avete sentito nominare.
Non l'avete visto? Vi consiglio di rimediare subito, lo trovate su Netflix.
Come dite? Non avete nemmeno Netflix? Suvvia, state al passo coi tempi!
Il primo mese è gratuito, fatevi un giro di prova, e tornate a leggere quando avete visto questo bellissimo film.
Minority Report:
fantascientifico thriller "Whodunit" con un delizioso retrogusto distopico.
Sorvoliamo sulla trama, e soffermiamoci invece sul futuro disegnato da Spielberg e Philip.J.Dick (l'autore del racconto breve da cui è tratto il film).
Tre mesi prima di iniziare le riprese, il regista Steven Spielberg convocò un gruppo di futurologi perché immaginassero per lui un 2054 credibile. Tra loro c'erano esperti dell'MIT, del dipartimento di ricerca biomedica alla difesa, di software e di realtà virtuale
Molto famosa è la scena iniziale, in cui Tom Cruise, mentre si trova a partecipare ad una videoconferenza, fa partire una rilassante canzone di musica classica, indossa il suo guanto, si piazza davanti al suo enorme schermo di vetro concavo, e naviga un video di un omicidio a suon di gesti della mano.
vedere tutto questo oggi, nel 2015, non fa neanche troppo effetto, vero?
Ricordate però che questo film è del 2002.
Mettetevi nei panni di voi stessi 13 anni fa:
sono passati pochi mesi dall'11 settembre
in italia siamo sotto il secondo governo berlusconi
(il primo non era sufficiente...?)
forse avete un pc in casa
o magari eravate già fanboy Apple e avete il «lampadone», l'IMAC G4
se eravate compresi nel 9% della popolazione mondiale che già utilizzava Internet, il vostro computer sta scaricando musica da IMESH, col vostro MODEM 56K che arranca per arrivare a 20kb/sec
non avete amici su Facebook - non esisterà fino al 2004 - vi tocca usare il telefono fisso della SIP
in tasca, se siete fortunati, avete l'ultimo modello della NOKIA, il 6600, e vi vantate con gli amici delle fantastiche foto 640x480
Immaginate ora questo voi del 2002, al cinema (o a noleggio da BLOCKBUSTER), mentre guarda Tom Cruise che mette in pausa un video facendo svolazzare 2 dita della mano, e avrete capito dove voglio arrivare.
Il nostro Tom poi torna a casa, e colto da una vena di nostalgia, mette su un VHS della moglie defunta.
Ops, ho detto VHS? Volevo dire ologramma.
Ma sì, ologramma. Un pò come l'ologramma di Tupac che è salito sul palco del Coachella nel 2012:
eh si, esistono davvero.
Per una serie di turbolenti eventi (spoiler alert!), il nostro caro Tom diventa un fuggitivo, e scappando in giro per Washington deve trovare un modo per evitare le milioni di scansioni della retina piazzate ad ogni angolo di strada, stazione e centro commerciale.
Queste scansioni hanno lo scopo di riconoscere chi sta passando davanti al corrispondente schermo pubblicitario, e fornire al malcapitato - in tempo reale - uno spot su misura, a seconda delle sue preferenze e dei suoi gusti, registrati da tempo in un colossale database.
Bè, indovinate un pò, e gioitene insieme a me: il futuro è già qui!
La pubblicità «Ad Hoc» è finalmente realtà!
Vi dirò di più, stava prendendo forma già allora, proprio mentre voi eravate in poltrona a vedere Minority Report in VHS, e ridevate di una fantascienza lontana 50 anni. Così distante, così assurda...
E invece stava già accadendo:
Nel 1996 viene fondata la DoubleClick, un'aziendina che si occupava di inserire nel primitivo internet di allora dei piccoli banner pubblicitari.
Ciò che la distingueva dalle altre e-companies pubblicitarie, però, era l'utilizzo dei Cookies.
Forse ne avete già sentito parlare. Sapete quella barra che spunta fuori ogni volta che visitate un nuovo sito, e su cui dovete cliccare OK per continuare a leggere l'articolo del giorno?
Cliccando OK per liberarvene, ciò che state implicitamente dicendo è: vi autorizzo ad installare sul mio computer dei COOKIES, un piccolo codice che terrà traccia di cosa leggo, a che ora lo leggo e perchè lo leggo.
E lo invierà a qualcuno.
A chi...?
Bè, DoubleClick è stata acquisita da Google nel 2007.
Fate 2+2.
E' solo un piccolo esempio. Ogni giorno della nostra vita digitale, vengono raccolte informazioni su di noi:
si inizia con l'iscrizione: nome, cognome, indirizzo, email, dati anagrafici di base. Create il vostro profilo virtuale, e lo spedite nel «cloud», un'eterea banca dati che svolazza sopra le nostre teste. O almeno così lascia pensare il nome (cloud=nuvola, n.d.a.).
In realtà i vostri dati sono parecchi km più in basso, stipati sottoterra nelle sconfinate server-farm del sito a cui vi siete iscritti. Un gigantesco schedario della popolazione mondiale.
Dopodichè, iniziate ad interagire con il sito. Che sia un social network (Facebook), una piattaforma video (Youtube), messagistica istantanea (Whatsapp), ad ogni clic fate una scelta.
Scegliete di vedere un video piuttosto che un altro, mettete MI PIACE ad una foto piuttosto che ad un'altra, chattate con un amico piuttosto che un altro.
E tutte queste scelte vengono registrate, analizzate, incrociate tra loro, catalogate, e infine vi tornano indietro sottoforma di «offerta intelligente».
In parole povere, se aprite un video di gattini su Youtube, non sorprendetevi se il giorno dopo Facebook vi piazza in home «AmicoGatto - forum di gattofili».
E non vergognatevi, se ad AmicoGatto poi mettete pure il MI PIACE.
Siete solo una delle miliardi di vittime del meccanismo.
Un piccolo passo indietro, torniamo alle scansioni della retina.
Di tutte le supposizioni futuristiche che questo film avanza, la pubblicità personalizzata era tra le meno verosimili, fino a qualche anno fa.
Nessuno poteva immaginare che passando sotto un cartellone pubblicitario, potesse comparire uno spot su misura per voi, dell'ultima versione della maglia della vostra squadra del cuore per esempio.
E invece.
Come vi dicevo, il futuro è oggi.
La causa scatenante di quest'articolo è la notizia diffusa qualche giorno fa da Businessinsider Uk,
ben riassunta QUI in italiano da Wired Italia:
Se leggendo la notizia avete provato un brivido dietro la schiena, state tranquilli.
E' perfettamente normale.
Pubblicità personalizzata, non più solo sul proprio schermo, ma nel mondo reale.
Anzi, meglio chiamarlo «mondo fisico».
Ormai anche il nostro Profilo Digitale è dannatamente reale.
Forse più reale di quello fisico.