Qui trovate il podcast della puntata di Echoes, trasmissione radiofonica che ospita Readingissexy, al minuto 28:30 trovi la Non ora, non qui.
Erri De Luca ci accompagna, tenendoci per mano, nella rievocazione della sua infanzia, della sua adolescenza, nella vecchia Napoli, in una famiglia un tempo benestante ma ora impoverita dalla guerra, che accade davanti a lui senza che ne abbia percezione alcuna. Gli succede, nel periodo post bellico, di ritrovare le fortune di un tempo e, con esse, le agiatezze a cui erano abituati, ma Erri, non le riconoscerà, non le sentirà sue, provando nostalgia per la situazione precedente.
“Tu opponevi al gran chiasso del vicolo il silenzio difficile della nostra casa.”
Rimpiange gli spazi piccoli, le finestre troppo vincine per garantire un briciolo di riservatezza, i rumori scomposti, le stanze disadorne, le grida sguaiate, ma spontanee e felici come l’infanzia. L’adolescenza è legata alle problematiche esistenziali a cui deve sommare la sua inadeguatezza per questo agio ritrovato che porta con se la compostezza e la disciplina della classe borghese, e lo allontana sempre di più dalla sua famiglia e dal mondo.
“Mi guardi con il cruccio severo dove resta quel tuo eterno rimprovero rivolto a noi bambini: non ora, non qui.”
Il romanzo è costruito come un discorso volto a alla madre, di cui sente una mancanza incontrollabile, e il cui solo ricordo sembra dargli sollievo. Questo dialogo fittizio tra madre e bambino, è l’urlo disperato di un figlio anziano davanti ad una fotografia, un’analisi a posteriori sulla vita, la guerra, l’amore passati. Frugando tra gli oggetti del padre, egli trova una foto in cui è ritratta la madre sul ciglio di una strada in un quartiere di Napoli, mentre fissa davanti a sé un autobus che passa; oltre il vetro del mezzo c’è un uomo che sta morendo. Lei lo osserva ma non lo riconosce. Erri fissa la foto, essa lo avvolge, si ritrova sull’autobus: è lui l’uomo che sta morendo.
“Credo che le abilità abbiano un vincolo di reciprocità con le goffagini.”
“Non ora non qui” è il rimprovero ripetuto della madre al figlio ed è nel contempo la denuncia di un’anomalia, di una discordanza rispetto agli altri, più svelti, più socievoli, più loquaci. Erri ammette quasi sull’incipit del suo romanzo le difficoltà che lo hanno accompagnato per tutta l’infanzia, nell’accettazione, nell’essere come tutti.Questo desiderio di appartenenza e di totalità induce il protagonista, voce narrante del romanzo, a cercare a ritroso il proprio “posto delle fragole”. Così come si accorgerà presto che anche il “posto delle fragole”, di cui il protagonista va alla ricerca, in realtà non esiste: l’infanzia non è un locus amoenus, ma solo il luogo ove rintracciare le origini di una radicata estraneità, della solitudine e dei silenzi del protagonista. La crescita rappresenta un trauma: la consapevolezza irreversibile della propria diversità.
“Si cresce sentendo d’improvviso molta distanza da tutte le persone.”
In questo romanzo i piani temporali si invertono e si rimandano, si intrecciano e si incontrano, fondendosi in un opera che Marco Lodoli descriverà come l’antiromanzo moderno: l’azione non è parte di queste pagine, ma lo è al contrario la percezione, degli oggetti, dei significati, delle situazioni. Non conta ciò che accade ma come esso si rifletta sulla coscienza e come potenzialmente questo possa mutarla in un’analisi al limite tra la riflessione e il flusso di coscienza.La narrazione si svolge in una dimensioneindefinita, corrispondenza del vagabondaggio senza meta tra gli scaffali della memoria in cui albergano i ricordi.
Sono i ricordi e la memoria i veri protagonisti di questo romanzo, e con essi la nostalgia che li accompagna. “Ho in petto il peso di un ricordo” scrive Erri, dove il ricordo viene inteso con il suo significato etimologico, intrinseco, dal latino re + cor, cordis. Le memoria e la solitudine, fatta di parole non dette e di presenza non sentita, sono due dei temi principali di tutta la produzione di De Luca. La creazione di un universo individuale portato avanti dalla percezione e non dall’incedere del tempo, rimanda ad una dimensione introspettiva e inconsapevole, naturale e delicata. Il primo romanzo di De Luca è scevro dai preziosismi stilistici a cui ci ha abituato, ma è profondo e semplice. Trapela la brama di comunicare e coinvolgere, di lasciarsi andare, liberarsi, confessarsi.
Non ora, non qui. Erri De Luca. 1989. Feltrinelli, 91 pp., 8,50 €.