Roma, mercoledì 11 novembre, ore 19:00. Vago confusamente da 10 minuti per l'Ostiense, cercando la libreria "Piuma di Mare", dove è iniziata da un'ora buona la presentazione della nuova fatica di Zerocalcare.
Della classica libreria, asettica e illuminata, nessuna traccia.
Vedo solo un cancellone di ferro, ma il civico è giusto, ed entro comunque.
Mi si para davanti uno spettacolo di graffiti, ragazzi che chiacchierano birra alla mano, e cani in libertà; realizzo finalmente che sono in un centro sociale occupato (scoprirò poi che si chiama Alexis), ed è proprio qui che si tiene la presentazione.
Più in fondo, un centinaio di persone tra i 20 e i 40 si stanno accalcando per trovare un posto nella saletta dove - per mia fortuna - la presentazione deve ancora cominciare.
Mi faccio stappare una ipa al bar equosolidale, e prendo posto.
Finalmente si comincia, Michele siede al centro di un tavolo, affiancato da 2 ragazzi.
Il clima è a dir poco informale, e capisco che sta per iniziare qualcosa di molto interessante.
E' andata più o meno così:
HOST: Michele, te passi il giorno a farti le pippe, e poi ti lamenti con tutti: <<Rega', c'ho avuto da fa'>>.
Tanti vorrebbero fare gli "artisti" come te, e invece devono alzarsi la mattina e andrre a lavoro.
La domanda è: com'è la vita da artista?
ZERO: Io mi definisco un "operatore della comunicazione visiva", non un artista. Quando io penso ad un'artista penso alla libera espressione, al flusso di coscienza, ecc.. Quello che provo io, invece, è una sensazione de <<legacci>>.
Sul blog non faccio altro che prendere una storia dei c***i miei, e trasformarla in fumetto. Ed è quello che mi piace fare e mi riesce meglio.
Ma è solo il 30% del vero lavoro che faccio durante una giornata.
Tutto il resto, la locandina per tizio, il manifesto per caio, paga le bollette! Sono commissioni che non me va de fa', dove mettono bocca 25 capocce diverse che vogliono ognuna una cosa diversa.
Alla fine 'sto libro è 'na pippa emo su quanto so fortunato a fa' questo, rispetto agli altri che fanno lavori demm**da!
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DOM: Adesso hai una certa età, hai venduto 500'000 copie, inizi a fare sul serio. Eppure continui a fare riferimenti a cose come Ken il Guerriero o i Cavalieri dello Zodiaco. Hai intenzione di crescere?
ZERO: A me piace scrivere della mia vita usando un linguaggio <<giovane>>. Andrndo avanti vorrei provare ad usare quel linguaggio per raccontare anche cose più serie.
Vorrei scrivere un libro sui 2 viaggi che ho fatto in Kurdistan, e anche sul successivo ritorno a Istanbul, dove ci sono successe parecchie disavventure.
Non so se è un passaggio di crescita, ma voglio provare a fare cose diverse, forse più mature, si.
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DOM: Parliamo del mercato editoriale: in questo momento regna questo mostro Mondrzzoli (Mondrdori+Rizzoli, ndr), circondrto da centinaia di piccoli editori indipendenti. La distribuzione risente di questo dualismo?
Tu non sei sceso a compromessi, nè nei contenuti, nè nella scelta della casa editrice. Si può dire che hai ribaltato la tendenza?
ZERO: Non ho la risposta politica ortodossa al riguardo. Sono arrivato al fumetto come professioneper caso e per tentativi.
L'esperienza che riporto è piena di contraddizioni, e non necessariamente edificante.
Ho cominciato con l'autoproduzione assistita (profezia dell'armadillo), non come scelta ideologica, ma per necessità: i grandi marchi non puntano MAI su qualcuno che non abbia già garanzie di lavori precedenti.
Ho mandrto il tutto a centinaia di editori, e nessuno mi ha risposto.
Poi è nato il blog, che è andrto a riempire un buco che c'era da tempo, in italia: la fascia di età 20-35 era ben coperta dagli altri media (film, romanzi, webseries), ma non trovava rappresentanza nel mondo del fumetto. Specialmente in forma gratuita su internet, come lo propongo io.
Questo blog ha iniziato ad ingranare, ed hanno iniziato a notare il mio lavoro. E' lì che le prime case, come la Bao, hanno cominciato a contattarmi. Dopodichè sono arrivati i "big".
Per me ricevere proposte di pubblicazione di quel calibro, significava un enorme guadagno sia economico, sia di rispettabilità: per me che non ho mai fatto l'università, era come laurearmi.
Purtroppo si sono presentati con prepotenza e arroganza, con la classica <<valigetta di soldi>>, e pensavano che avrei accettato all'istante.
La mia scelta, invece, è stata rimanere fedele alla Bao, con cui mi trovo molto bene. Non devo andr' alle cene, e tutte quelle cose 'teribbili' (ride).
Ora come ora non c'è più bisogno, a parità di condizioni, di cambiare, e non ho intenzione di farlo.
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DOM: Sei diventato l'ambasciatore del fumetto in Italia. Per chi come me leggeva i fumetti è innegabile che negli ultimi quattro o cinque anni è cambiato qualcosa: prima lo scaffale dei fumetti nella Feltrinelli era nascosto, trascurato. Ora invece non è più così, l'intero approccio al fumetto è cambiato. Cosa ne pensi?
ZERO: In realtà una grande critica che viene fatta dal mondo del fumetto nei miei confronti è questa: chi compra i miei fumetti, non compra altri fumetti. Io sono estremamente accogliente verso le critiche, potrebbe anche essere vero, e se è davvero così, mi dispiace molto.
Ci sono molti fumettisti validi che vendono meno di me, e i loro lavori non hanno visibilità.
Io non sono cresciuto con le modalità classiche di questo settore. Ho fatto un altro percorso, lontano dalle scuole del fumetto e dalle fiere: mi sono formato nei centri sociali e nei loro festival. Solo negli ultimi anni sono arrivato a qualcosa di più grande.
Persone come Tony Bruno, Giulia Sagramola, Alessio Spataro, Marta Baroni, le ho conosciute negli ultimi quindici anni. Loro hanno sempre fatto un fumetto underground, fuori da determinati circoli editoriali. Ora hanno fatto un libro con la BAO o stanno comunque lavorando. Sono compagni di viaggio. E' una scena che finalmente è uscita in libreria.
Poi sta alla casa editrice decidere di pubblicare certe cose, se è qualcosa di bello ma vende di meno, talvolta può comunque provare ad investirci.»
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DOM: Uscendo dal mondo del fumetto ed entrando in quello più generale della lettura, la AIE ha stilato una statistica catastrofica: in Italia c'è stato un ulteriore abbassamento del numero dei lettori [sia in cartaceo che in digitale]. La media è meno di un libro a persona l'anno.
Da questi dati, è come se il fumetto non faccia parte del mondo della lettura, mentre trovo che sia semplicemente una lettura diversa.
Il fumetto crea nuovi lettori e, forse leggendo Zerocalcare, qualcuno potrebbe arrivare a leggere anche altre cose, non trovi?
ZERO: Leggere i fumetti è una cosa difficile. Paradossalmente per i ragazzi è una lettura più semplice, ma per gli adulti è uno sforzo notevole.
Io stesso ho più difficoltà a leggere un fumetto che un libro, e anche altre persone che conosco. Richiede maggiore attenzione, non soltanto alla parola ma all'immagine, per esempio riempire gli spazi tra una vignetta e l'altra con quello che mi passa per la mente in quel momento.
Non è immediato per la vecchia generazione. I dati della statistica non li conosco, so che c'è gente che non legge. Le vendite del fumetto stanno andrndo meglio ma rimane comunque una nicchia dell'editoria, che a sua volta è di per sé già una nicchia, in questo Paese.
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DOM: Negli ultimi due anni è stato un fumetto ad essere candidato al premio Strega (Gipi e Zerocalcare, ndr).
E' naturale che in questo modo un autore attira l'attenzione e viene portato alla ribalta. Sei d'accordo?
ZERO: Nel momento in cui questa roba vende molto, il premio Strega deve intercettarla in qualche modo. Quel lavoro è entrato nei radar dello Strega perché vendeva molto. Non voglio assolutamente mettermi sullo stesso piano di Gipi, per me è un mostro sacro e mi vergogno soltanto ad accostarmi a lui. Sono due fumetti che sono entrati a far parte dell'editoria vera e non della nicchia del fumetto e lo Strega si è fatto carico di un dato di fatto.
C'è la sensazione che si potrebbe andare avanti ancora molto, ma si sta facendo tardi. La presentazione finisce, e Michele si presta per più di un'ora ad autografi, dediche e "disegnetti", come gli piace chiamarli. Anch'io non perdo l'occasione:
Lascio l'Alexis con la promessa di tornarci, e affronto il viaggio di ritorno col sorriso: ho ascoltato e stretto la mano ad un ragazzo molto intelligente, con una strada lunga e promettente davanti a sè.
Diventerai grande, Zero. Come il Mammut di Rebibbia.
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Se volete ascoltare la presentazione integrale, trovate l'audio QUI.