Uno spaccato della società moderna, con le sue disgrazie, i suoi stereotipi e le sue vicissitudini. Questo e molto altro è “La signorina Papillon” di Stefano Benni, con la regia di Alessandro Carvaruso. Per parlarne abbiamo deciso di intervistare Alessandra Mancianti, che interpreta uno dei personaggi all’interno dello spettacolo.
Di cosa tratta questo spettacolo?
“La signorina Papillon” è una visione onirica della realtà contemporanea, con una feroce e surreale critica alla società contemporanea, ambientata in un non-tempo e in un non-luogo. Sebbene sia stata scritta negli anni 80, quest’opera è drammaticamente attuale. L’ironia tagliente di Stefano Benni, accompagna il tutto.
Quali temi sociali vengono affrontati nel particolare?
Vengono presentati alcuni personaggi che sono gli stereotipi della realtà contemporanea. Io interpreto Marie Luise, una donna arrivista disposta a qualsiasi tipo di compromesso pur di ottenere un ruolo importante nella società.
E gli altri personaggi?
Abbiamo poi Armand, che rappresenta le gerarchie aristocratiche all'interno del racconto. Il terzo personaggio che voglio citare, infine, è il poeta Millet, che si cala nei panni degli intellettuali del tempo, che dovrebbero fare una critica alla società in cui vivono, ma che alla fine cercano solamente di stare al centro dell’attenzione, fingendo di fare cultura.
Qual è il ruolo della protagonista, Rose?
La scelta registica è stata di spogliare la scena dalla lettura classica dell’opera: abbiamo tolto la protagonista dal ‘giardino reale’, ovvero la realtà, portandola in un sogno. Non si capisce se Rose sia libera dai condizionamenti sociali o se anche lei sia un ingranaggio della società stessa.
E la scenografia?
È resa in maniera surreale. Luci, nuvole e tulle sono molto particolari. Le farfalle, che sono chiave e cardine della scena, non ci sono, ma esistono in modo ‘suggerito’, sostituite da un oggetto che le renderà più cattive e aggressive.
Maurizio Costa