Quando la libertà di stampa si mescola con una società alla costante ricerca di un colpevole, persino la spiritualità, la religione e la professione di un noto psichiatra vengono messe in dubbio, in un crescendo di incertezze e con conseguenze imprevedibili.
Il medico, apparentemente al sicuro dietro al segreto professionale, viene trascinato nella gogna mediatica quando si rifiuta di testimoniare in un’aula di tribunale in favore di un suo giovane paziente che ha compiuto una strage. Il motivo? L’omosessualità di questo ragazzo, che spinge la stampa ad accusare lo psichiatra di omofobia.
Basta poco per spostare l’attenzione dei media, e della società, su questa figura, innescando una profonda crisi professionale oltreché spirituale che inevitabilmente coinvolge i suoi stessi affetti, a partire dalla moglie (interpretata da Lunetta Savino).
In tutte le sue contraddizioni, lo psichiatra prova in ogni modo a spiegare le sue ragioni, nonostante una vita professionale ormai compromessa. Il colpo di scena finale svela anche di più: la fragilità di un professionista che ragiona sul senso stesso del proprio mestiere, il suo rifugio nella religione, lo sgretolamento di tutti i rapporti personali. Il suo essere diventato, a tutti gli effetti, il penitente.
Luca Barbareschi, che cura anche la regia dello spettacolo, accoglie il pubblico a sipario aperto, già seduto in scena, di spalle, e sopra di lui, su un cubo sospeso al centro della scena, scorrono immagini sui più grandi scandali mondiali raccontati dalla stampa. La scenografia viene completata da un rialzo quadrato, quasi un ring in cui si confronteranno lo psichiatra con la moglie, l’avvocato (Massimo Reale) e la pubblica accusa (Duccio Camerini).
Lo spettacolo è suddiviso in otto scene, scandite perfettamente dall’intreccio tra trama, luci e scenografia, con l’alternanza di immagini e cambio di colori proiettati al centro della scena stessa Una riflessione sempre attuale sul ruolo della comunicazione, sulla libertà di stampa e sui possibili abusi di quest’ultima. Ma anche sui limiti della legge, di chi la pratica e sulla crisi spirituale di chi esercita, senza averne più convinzione, la professione medica nel nome di Ippocrate.
“Il penitente” è in scena al Teatro Tor Bella Monaca di Roma domenica 5 novembre alle ore 17.30. Dal 7 novembre sarà in scena al Teatro Eliseo.
Leonardo Vacca