Immaginiamo di compiere un viaggio nel tempo.
Immaginiamo che un greco del settimo secolo avanti Cristo venga trasportato nel 2018 grazie a delle onde gravitazionali che modificano lo spazio-tempo.
Dopo un breve periodo di adattamento alla società moderna, il nostro greco antico-moderno avrebbe gli stessi vizi e le stesse virtù di tutti noi.
Magari lo troveremmo ventiquattro ore su ventiquattro attaccato allo smartphone, oppure potrebbe diventare razzista, pensando di poter respingere gli sbarchi dei migranti nel Mediterraneo, o semplicemente diventerebbe un avaro che non vuole a nessun costo perdere le proprie ricchezze.
L’“Aulularia” che è in scena al teatro Arcobaleno di Roma è proprio questo: grazie all’adattamento e alla regia di Vincenzo Zingaro, la commedia di Plauto viene riportata ai giorni nostri e prende vita modellandosi sui personaggi della società moderna.
Così Euclione diventa Tienichiuso, un vecchio avaro che trova una pentola piena d’oro in casa e la nasconderà ovunque per sfuggire ai possibili ladri che le girano attorno.
Un lavoro di fino che segue il solco della commedia classica, senza distaccarsene troppo nelle tematiche e nella storia, ma che poi vede plasmati i personaggi sui dialetti odierni (romano, rumeno, inglese, napoletano, siciliano), con caratteristiche moderne.
Prova attoriale eccellente e intelligente, in un teatro all’altezza della scenografia e della commedia.
E pensare che Plauto scriveva in latino ma ambientava l’Aulularia ad Atene, dando nomi greci ai suoi personaggi: questo perché descrivere i vizi altrui era più facile perché si poteva puntare il dito sugli altri: ma poi, uscendo dal teatro, ieri come oggi, tutti gli spettatori, nel segreto dei propri pensieri, ragioneranno sui difetti altrui, riflettendoli anche su se stessi.
L’Aulularia sarà in scena al teatro Arcobaleno di Roma fino al 4 febbraio 2018, venerdì e sabato ore 21.00 e domenica ore 17.30.
Maurizio Costa