AUTORE: Philip Roth
CASA EDITRICE: Einaudi
ANNO: 2007
PAGINE: 123
Everyman è uno degli ultimi romanzi di Philip Roth.
Devo essere sincera: ho scelto questo libro per non leggere i più famosi ormai conosciuti da tutti.
Arrivata alla fine, posso dire senza dubbio che ne leggerò altri.
Roth è uno scrittore che ti entra dentro, che ti fa riflettere sulla vita, sullo scorrere del tempo e dei segni che le nostre azioni lasciano su di essa.
È la biografia di un uomo qualunque, un uomo che non tiene conto delle sue azioni. Ha alle spalle tre matrimoni con tre donne molto diverse tra loro, tre figli, di cui due lo odiano e una lo adora.
Tutto questo ormai è passato.
Ma giunto alla vecchiaia deve fare i conti con l’uomo che è e l’uomo che è stato. Ma ciò che è diventato non è chi vuole essere.
“La vecchiaia non è una battaglia: la vecchiaia è un massacro.”
Un romanzo che ti fa guardare indietro, ma che ti spinge soprattutto a guardare al futuro, proponendosi di non commettere lo stesso errore, di giungere alla propria vecchiaia il più sereni possibili con meno rimpianti, se non altro.
“Perchè la più inquietante intensità della vita è la morte. Perchè la morte è così ingiusta. Perchè quando uno ha gustato il sapore della vita, la morte non sembra neppure una cosa naturale. Io credevo, dentro di me ne ero certo, che la vita durasse in eterno”
Una lettura veloce, ma intensa. Roth riesce a catturare il lettore rendendo la lettura piacevole nonostante i forti temi trattati.
Di Martina Barbieri.