Juve: tanta sostanza, ma poca fame
I bianconeri battono per 1-0 il Monaco allo Juventus Stadium, ma non sfruttano fino in fondo le occasioni create. Importante partire con il vantaggio e senza aver subito gol, ma il ritorno non sarà certamente una passeggiata.
Una Juve aggressiva, ma non rapace fino all’ultimo secondo, ha steso, con il minimo scarto, un Monaco tutt'altro che privo di colpi in canna per rispondere nella gara di ritorno. La squadra di Allegri ha creato, ha gestito, ha pressato, ha faticato, ha messo all’angolo il Monaco per lunghi tratti della partita, ma poi, quando è arrivato l’episodio a favore, non ha saputo sfruttarlo nella sua interezza. Il rigore di Vidal poteva fare da apripista in una serata dove sembrava difficile buttarla dentro, e dove i francesi si sono difesi con ordine assoluto, tenendo strette le linee e i reparti coordinati e compatti tra loro. Tevez, Morata e sempre Vidal nel primo tempo hanno avuto delle ghiottisime occasioni per far passare in vantaggio la Vecchia Signora, ma l’imprecisione e la sufficienza sembrano aver prevalso. Il Monaco dalla sua non ha certo sfigurato e ha fatto la sua “porca figura”, puntando sui suoi velocisti e soprattutto sull’accoppiata Ferreira Carrasco-Martial, la quale ha fatto ammattire, soprattutto nei primi minuti, la difesa bianconera. Il 4-3-1-2 europeo di Allegri lascia inevitabilmente più spazi al contropiede rispetto al 3-5-2 Contiano. Questo i bianconeri lo stavano per pagare a caro prezzo. Grazie a Buffon e ad un po’ di imprecisione dei giovani attaccanti monegaschi, la porta è rimasta inviolata.
Dopo il rigore, la Juventus è sembrata accontentarsi del risultato, creando pochissimo, e lasciando l’iniziativa agli ospiti. Il ritorno, se ci fosse stata più cattiveria, sarebbe potuto essere una passeggiata. Invece bisognerà stare concentrati al massimo. Al “Luis II” i bianconeri dovranno offrire una prestazione totale, perché questo Monaco è imprevedibile. Se la Juventus fa il suo, finalmente l’Italia potrà riavere una semifinalista in Champions League dopo cinque anni. In caso contrario, ci si potrà solo mangiar le mani per la grande occasione perduta.
Atletico e Real, battaglia in una dimensione parallela
Se vi siete persi la sfida del Vicente Calderon, potete stare sereni. A Madrid ieri sera non è successo nulla. Probabilmente in un mondo alternativo si sono goduti una lotta avvincente e combattuta, noi, in questo, abbiamo solo sbadigliato.
La rivincita della noia
Doveva essere la rivincita della scorsa finale di Champions League, è stata la replica a livello di spettacolo. Il Real nel primo tempo spinge, ci prova, “assedia” l'Atletico, ma sbatte sul muro eretto da Simeone e da Oblak. E la partita finisce lì. Perché nel secondo tempo non succede nulla, anzi. L'unico protagonista della seconda frazione è l'arbitro, il serbo Milorad Mazic, che decide di seppellire una partita morta da un pezzo. Nessuna decisione clamorosa o particolarmente sbagliata, ma la gestione delle scaramucce tra i 22 bambini in campo (perché solo dei bambini, e nemmeno particolarmente svegli, si comportano in quel modo) è a dir poco fantozziana. Cominciano Mandzukic e Ramos, seguono a ruota tutti. Tra provocazioni e (presunti) ceffoni, la partita vola via e nessuno ci restituirà questa ora e mezza.
Il principiante e il maestro
La domanda che ci lascia questa prima parte della doppia sfida madrilena è la stessa che ci segue da oltre un anno. Simeone ci è o ci fa? Il suo atteggiamento da finto principiante merita davvero di essere premiato? Il suo Atletico gioca come giocherebbe una squadra di Lega Pro al cospetto di un colosso come il Real Madrid. Ma fa dannatamente bene quello che vuole fare. Lo 0-0 è un risultato che fa molto più comodo all'Atletico, a cui basterebbe anche un pareggio con almeno un gol al ritorno per qualificarsi. E il Real visto stasera non fa poi così paura. Il maestro Ancelotti deve sistemare la sua orchestra, perché più di qualche elemento stona. La difesa balla, basta una palla buttata in area a caso e Ramos, Varane e Casillas vanno in crisi isterica.
L'attacco stellare non punge. La sensazione è che se solo l'Atletico c'avesse provato, magari avrebbe potuto fare almeno un gol, giusto per regalare una gioia ai suoi meravigliosi tifosi, che meritano molto di più dello spettacolo offerto dalla loro squadra del cuore, stasera come in altre occasioni. Eppure, in 7 sfide in questa stagione, il maestro Ancelotti non ha mai battuto il principiante Simeone. Perciò di nuovo al quesito di partenza: congratularsi con Simeone perché fa bene quello che si propone di fare o criticarlo perché rinuncia a giocare a calcio. Simeone ci è o ci fa? I risultati, verità ultima e incontrovertibile, sono dalla sua, il calcio probabilmente no.
Di Luca Ricciardi e Riccardo Rinaldi