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Conte : Non mi farò piegare da nessuno

Martedì, 19 Agosto 2014 23:40

Giornata molto importante quella di oggi per il calcio italiano. La conferenza stampa del nuovo commissario tecnico Antonio Conte stamattina all' "Hotel Parco Dei Principi", insieme al nuovo presidente della FIGC Tavecchio, che lo ha voluto fortemente, è stata decisiva per capire quali saranno le nuove linee guida del calcio italiano.

Durante la mezz'ora di "chiaccherata" coi giornalisti, Conte ha specificato che sarà l'allenatore di tutti e che nonostante ciò chiamerà in Nazionale solo coloro che daranno tutto per la maglia azzurra. "Meglio grandi uomini che ottimi giocatori",  queste le parole del tecnico leccese che indirettamente o meno lancia una frecciatina a tutti quei "bad boys" alias Balotelli, che durante il mondiale tante perplessità e chiacchere da bar hanno destato.

Molte domande sono ruotate intorno allo stipedio che andrà a percepire il c.t. (circa 4,2 milioni di euro) e lo stesso allenatore insieme a Tavecchio ha preferito tergiversare, dichiarando che tale salario si va ad allineare allo stipendio base che anche i precendenti commissari tecnici percepivano (sponsor Puma a parte). 

A specifica domanda sull'utilizzo di stage e di collaborazione coi club italiani, Conte si è detto convinto di proseguire sulla linea tracciata da Prandelli
e anzi, intensificare questa collaborazione dichiarando che : "Dobbiamo lavorare sul gruppo. Se ci riusciamo colmeremo il gap con le altre grandi nazionali in maniera più veloce. Mi preme lavorare con il club, dimostrando grande apertura. Voglio essere vicino ai club per cercare di risolverli insieme. Compatibilmente con gli impegni di campionato ed Europa, trovare una quadratura. Magari a volte lavorando solo con chi no ha le coppe e altre con i rimanenti giocatori".

Queste saranno quindi le premesse del biennio contiano, che volente o nolente daranno quello shock positivo auspicato dal Presidente Tavecchio, il quale dopo pochi giorni dalla sua discussa elezione (per usare un eufemismo) è riuscito a prendere il miglior tecnico italiano in circolazione, un tecnico però che in passato ha avuto più di qualche ruggine con la FIGC, per via dei sei mesi di squalifica scontati due anni fa.

Tali scaramucce però non hanno intaccato il "Conte pensiero", che si è espresso così riferendosi ad una possibile ingerenza di sponsor e al numero degli scudetti della "sua" Juventus: "Queste sono 3 domande agghiaccianti.  Non ho cambiato idea dopo un anno e mezzo, ribadiscon che quella fu una squalifica ingiusta ma l'ho pagata con gran dolore mio e della mia famiglia. Però - prosegue - è stato un percorso che mi ha fatto crescere dal punto di vista umano, e oggi dopo un anno e mezzo, essere qui è la risposta migliore per tutti. Per quanto riguarda gli scudetti, i più importanti sono quelli che ho vinto io, 5 da calciatore e 3 da tecnico. Per quanto riguarda gli sponsor non è proprio cosi, chi conosce Conte sia uomo che professionista sa che niente e nessuno potrà decidere al posto mio ed impormi qualcosa".

Un nuovo ciclo si prospetta quindi per la nazionale italiana, una nazionale che si reggerà interamente sulla figura di Conte che è chiamato a rispettare le attese che aleggiano intorno a lui, una responsabilità non da poco per chiunque, ma per il neo ct dell' Italia parla il suo curriculum,
un curriculum di indubbio valore, basato sulla grinta, sul sudore e sulla tenacia, caratteristiche che le sue squadre, dall' Arezzo alla Juventus hanno sempre dimostrato.

Domande poste al neo-ct durante la conferenza stampa

Di nuovo in pista dopo l'addio alla Juventus

"Non pensavo di farlo dopo 35 giorni. Pensavo di aggiornarmi e migliorarmi nello studio delle lingue, in attesa di una nuova proposta. Poi però è arrivata la chiamata dell'Italia, ovvero un top top club. Facendo le dovute riflessioni, capendo le motivazioni e l'entusiasmo, capendo la sfida, poi ho capito che il presidente aveva fatto breccia nel mio cuore. Ho il privilegio di essere il ct dell'Italia".

La situazione del calcio azzurro?

"I giocatori sono gli stessi che hanno affrontato il Mondiale, ma sono convinto che siano buoni elementi. Sono convinto che bisogna farli diventare una squadra. In questo modo il gap tecnico può ridursi. Mi piacciono le sfide ardue, basta pensare a tre anni fa quando sono arrivato alla Juventus. Sono convinto che possiamo risollevarci perché l'Italia deve stare nei primi posti al Mondo".

Più preoccupato dal ginocchio di Giuseppe Rossi o dalla situazione di Mario Balotelli?

"Rossi è un patrimonio calcistico, spero risolva i suoi problemi per il bene della Fiorentina e della Nazionale. Spero di averlo a disposizione. In ogni caso preferisco non entrare nel merito dei singoli perché tutti sono giocatori che possono essere convocati. La convocazione però deve essere meritata, perché io valuto tutto a 360°. Nei momenti di difficoltà gli uomini servono più dei grandi giocatori. Meglio un grande uomo che un ottimo giocatore".

L'addio alla Juve?

"In questi 35 giorni ho letto molto poco, ci sono state tante supposizioni sul mio addio alla Juventus. Oggi dico che dopo tre anni di un percorso bello, intenso e vincente eravamo giunti alla naturale conclusione. In due mesi abbiamo provato a continuare, ma ci siamo accorti che il rapporto era finito e per il bene di tutti ci siamo lasciati".

La "condanna a vincere" ti ha allontanato dalla Juventus?

"La vittoria è una dolce condanna, io vivo per la vittoria. Sapete bene che differenza c'è per me fra vincere e perdere. E' come vivere o morire. Per due giorni dopo una sconfitta sono in una fase di 'morte apparente'. Sono arrivato in un momento non facile, ma sono qui per portare la mia mentalità. Devo far capire che c'è differenza fra vincere e perdere o pareggiare".

Sei stato considerato il Morinho italiano soprattutto per il tuo carattere e questo ti ha portato ad essere amato dagli juventini ed odiato da altri. Pensi di poter farti amare da tutti?

"Oggi sono l'allenatore di tutti gli italiani, rappresentiamo tutto un paese e ne sono orgoglioso. Oggi nella mia testa e nel mio cuore c'è l'azzurro, un colore bellissimo, all'interno del quale ci stanno tantissimi altri colori"

Ci saranno dei contratti con il tuo anche per gli altri allenatori?

"Con i calciatori già esiste e anche con qualche altro allenatore. Il presidente ha parlato di un allenatore vincente a condizioni agevoli per noi. Il contratto con la Federazione rientra nei parametri, cedendo tutti i diritti d'immagine alla Federazione. Una cosa che non avevo mai fatto. E in passato i miei emolumenti sono stati superiori. C'è stata disponibilità sia da parte mia che da parte della federazione"

Qual è il rapporto con gli altri allenatori?

"La mia intenzione è di rapportarsi con tutti i tecnici e i giocatori, in maniera costante ed intensa. Se vogliamo crescere è giusto che il ct vada incontro all'allenatore del club, confrontandosi sulle metodologie. Facendo così si può crescere e di pari passo il rapporto fra le varie componenti. In questo modo si può avere anche meno intransigenza da parte degli allenatori. La mia necessità impellente è quella di farla diventare una squadra, non undici elementi che lavorano con il loro talento. La squadra deve esaltare il talento. In questo modo potremo fare grandi cose"

Qual è la differenza tra allenatore e c.t.?

"Il selezionatore spesso e volentieri ha poco tempo e si è sempre affidato a dei blocchi di squadre perché ha poco tempo per imprimere la tattica. Io dovrò cercare un blocco che è il blocco storico juventino su cui imprimerò le mie idee, se prima avevo 30 giorni al mese per lavorare con la squadra ora ne ho 10 quindi sarà più difficile".

E' passata la paura per la federcalcio ora che è tuo lavoro? Temi un ingerenza dello sponsor tecnico, visto che è sponsor anche di alcuni giocatori convocabili? Quanti sono gli scudetti della Juve 30 o 31? 

"Queste sono 3 domande agghiaccianti. Non ho cambiato idea dopo un anno e mezzo, ribadiscon che quella fu una squalifica ingiusta ma l'ho pagata con gran dolore mio e della mia famiglia. Però è stato un percorso che mi ha fatto crescere dal punto di vista umano, e oggi dopo un anno e mezzo, essere qui è la risposta migliore per tutti. Per quanto riguarda gli scudetti, i più importanti sono quelli che ho vinto io, 5 da calciatore e 3 da tecnico. Per quanto riguarda gli sponsor non è proprio cosi, chi conosce Conte sia uomo che professionista sa che niente e nessuna potrà decidere al posto mio ed impormi qualcosa".

Nel suo progetto c'è anche la richiesta di Stage? Dov'è secondo lei il calcio italiano e dove potrà arrivare?

"Dobbiamo lavorare sul gruppo. Se ci riusciamo colmeremo il gap con le altre grandi nazionali in maniera più veloce. Mi preme lavorare con il club, dimostrando grande apertura. Voglio essere vicino ai club per cercare di risolverli insieme. Compatibilmente con gli impegni di campionato ed Europa, trovare una quadratura. Magari a volte lavorando solo con chi no ha le coppe e altre con i rimanenti giocatori".

Per quattro anni abbiamo avuto il problema del codice etico, nella tua nazionale ci sarà posto per un calciatore squalificato per comportamenti poco corretti? Il tuo riferimento di nazionale è quello dell'Europeo?

"Io penso che il lavoro fatto da Prandelli sia un lavoro importante, in quel biennio vennero fatte cose belle culminate con la finale contro la Spagna. Quello è un esempio da seguire, io voglio riportare l'ansia positiva, quella fibrillazione che si ha la domenica al termine della aprtita di sapere se si è stati o meno convocati in anzionale. A prescindere non verrà convocato niente e nessuno, la nazionale si conquista con l'attaccamento alla squadra di club e a quella azzurra, dentro e fuori dal campo. I miei calciatori alla Juventus la maglia azzurra l'hanno sempre vissuta. Si parte da zero e devo evdere con i miei occhi, non mi fido di nessun altro. PIù che codice etico preferisco chiamarlo comportamento, le sclete mie verranno fatte da me in base al comportamento, non ci sarà un tetto standard. In base a quello che vedo prenderà la mia decisione".

Il tuo staff è al completo?

"La cosa importante è dare certezze alla squadra, c'è poco tempo per inventarsi cose quindi ripeterò quello che ho fatto con la Juventus. Se i giocatori sono giovani o vecchi non importa, basta che corrono e giocano bene. Lo staff è totalmente al completo".

Ha parlato con Pirlo o ha intenzione di parlarci, visto il suo addio alla nazionale?

"Andrea è un campione ed è stato un grande punto di riferimento per me. Anche lui è tra i convocabili ed è inevitabile che visto le dichiarazioni post Mondiale di Andrea, devo parlare con lui e voglio che mi dica cosa sente".

Non credi di fare da parafulmine al sistema calcio? Vorrebbe lo spirito della sua Juve per questa nazionale?

"Vorrei lo spirito che hanno sempre contraddistinto tutte le mie squadre e non solo la Juventus. Questo è il mio marchio di fabbrica e ci tengo che lo abbia anche la nazionale. Si lavorerà tanto perché da parte mia c'è voglia e anche da parte del gruppo. Sono contento di affrontare questa sfida in un momento non semplice. A me piace la sfida, le parole del Presidente mi hanno dato molto entusiasmo e molta voglia. Io emtto tutto me stesso nel mio lavoro e cercherò di arrivare più lontano possibile".

Chi vi affiancherà nella figura di Team Manager?

"Già ci sono molte persone in panchina che mi affiancano nelle scelte, comunque questa è una scelta che non abbiamo ancora affrontata. E' una figura importante e carismatica ma la deciderà il Presidente e io l'accetterò".

Lei è il manager più pagato, non sarebbe stato un bel segnale accettare i parametri del suo predecessore?

"Si, io ho accettato i parametri della federazione, il problema è che il mio stipendio rientra nei parametri della federazione. E' stato dato il giusto riconoscimento all'immagine che è stata concessa da me alla federazione, cosa che non ho mai fatto ma è stata gestita privatamente".

(ha collaborato Emanuele Venditti)