Dal 2007 ad oggi quante cose sono cambiate: e nel gruppo e nella vostra musica? Come le esperienze di ogni componente hanno collaborato ai Pure?
Emialiano D.: I Pure nascono in realtà da un progetto solista: il mio. Poi è arrivato Valerio Pisciarelli alle percussioni e l'idea originale s'è arricchita. Pian piano si sono aggiunti gli altri: Ennio Bettoni, al basso dal 2010 ed Emiliano Pinnizzotto, ormai da un anno e mezzo alle tastiere e al synth. La mia primissima esperienza di gruppo in realtà risale già al 2001: eravamo io, Emiliano P. e Davide Combusti, in arte The Niro e il gruppo si chiamava The Soundage. Con Valerio, Ennio ed Emiliano ci siamo trovati in buona armonia fin da subito, ognuno con il proprio background ha dato quel qualcosa in più che oggi ci caratterizza.
Ennio: Milanese, sono qui, a Roma, ormai da cinque anni e mezzo. Il primo album di Emiliano (Through My Eyes del 2009, per la Banana Records – Universo, ndr) era per me un po' troppo tranquillo: la mia esperienza è metal e ho cercato di trasmetterla al gruppo pur mantenendo le linee melodiche di Emiliano.Ora ci stiamo concentrando sui suoni elettronici. L'album che presentiamo insieme al corto è proprio il prodotto di questa nuova sperimentazione. Ma bisogna lavorare ancora; bisogna crescere ancora. Sicuramente nel tempo abbiamo ingrandito e il progetto musicale-compositivo e il live. C'è stata un'evoluzione anche sul palco. È un crescendo che non si ferma certo qui.
Perché la scelta di un cortometraggio e cosa vi aspettate da esso? Immagini e musica come lavorano insieme e da chi è partita l'idea e come si è realizzata.
Emiliano D.: L'idea del cortometraggio è partita da me, dai miei interessi e dai miei studi. Mi sono occupato di cinematografia, di fotografia. È un corto di nove minuti che nasce dall'esigenza di rappresentare l'album attraverso l'immagine. In esso si alternano tinte calde e tinte fredde, a significare l'alternanza tra il bene e il male, la necessità quotidiana di scegliere tra i due. Come fa pure l'album. Il messaggio uditivo diventa così anche visivo. Quello che m'attendo - e che spero - è che la gente accolga un messaggio unico attraverso due mezzi artistici diversi ma che viaggiano in parallelo.
Cosa vi sembra della musica italiana?
Valerio: Esiste molta musica indipendente italiana valida, come i Verdena, i Subsonica degli inizi; alcuni invece non riescono ad emergere.
Emiliano P.: Bisogna dire che l'Italia in qualche modo riesce sempre sul livello artistico; purtroppo le etichette danno degli standard a cui attenersi e questo appiattisce tutto. Inoltre viviamo in un mondo in cui non c'è più tempo di mettersi ad ascoltare musica di qualità. La gente ascolta la radio in macchina: e quando sei in macchina non puoi fare troppa attenzione alla canzone. Servono motivetti che accompagnino la quotidianità e non che la riflettano e che vi facciano riflettere.
Emiliano D.: C'è anche da dire che bisogna essere fortunati. È necessario che gli addetti ai lavori siano in qualche modo interessati al tuo progetto musicale, che lo apprezzino e che siano disposti ad appoggiarlo.
Trovate parecchie difficoltà nel vostro percorso e cosa vi spinge a resistere e superarle?
Emiliano D.: A livello compositivo nessuna. L'album deriva da un lavoro di tre mesi e mezzo, preceduto da un mio momento di forte risveglio spirituale in cui l'ho concepito; almeno concettualmente. Speriamo ne sia uscito un buon prodotto. A livello economico invece gli ostacoli sono parecchi. È la passione e la voglia di comunicare la nostra riflessione sulla realtà che ci spinge ad andare avanti.
I vostri progetti futuri?
Valerio: Lavorare su nuove tracce. Qualche provino in cantiere lo abbiamo già: contiamo di entrare in studio già nella prossima primavera. Inoltre un nuovo video per il prossimo singolo in uscita; un video che però non sia un corto. Anche il singolo sarà più radiofonico.
Cosa intendete per radiofonico?
Valerio: Più commerciale, più usufruibile. Più semplice sia per il fattore tempo, sia per il fattore musicale.