VIDEO DEL LIVE DI LORENZO LAMBIASE
FOTO DEL LIVE DI LORENZO LAMBIASE
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INTERVISTA A LORENZO LAMBIASE
La location è pittoresca. è infatti al fresco del bosco, seduti ad un tavolo di legno sotto un albero e con le scarpe sporche di terra, che abbiamo fatto due chiacchiere con l'eclettico cantautore Lorenzo Lambiase e i suoi due fedeli musicisti Daniele De Seta (chitarra) e Francesco Pradella (batteria) prima della loro esibizione in acustico. Faceva freddo e i vestiti non erano particolarmente adatti alla temperatura, ma abbiamo stretto i denti e abbiamo parlato allegramente di loro e della loro musica, immersi nella tranquillità e nel verde del luogo. Perché in fondo è come diceva Romano Battaglia nel suo libro "Foglie": «Gli alberi non tradiscono, non odiano, irradiano solo felicità e amore. Ecco perché l'uomo stando vicino agli alberi, avverte una corrente positiva e rigeneratrice.»
"Tutto quello che": parlaci del tuo ultimo lavoro, di com'è nata l'idea e di come si è evoluta la sua realizzazione nel tempo.
«Questa sarebbe la terza pubblicazione che faccio. Ho già pubblicato due dischi ma stavolta il procedimento di comunicazione cambia. L'idea non è più di fare chiuse infinite per registrare un disco e nel frattempo il mondo gira e tu ne sei al di fuori nel tuo studio di registrazione. E non ti riconosci più, visto che nel nostro mondo le cose cambiano di giorno in giorno. Lo scopo è creare una serie di simboli molto rapidi che permetteranno di avere l'attenzione del pubblico, di vivacizzare la comunicazione e nello stesso tempo di fornire un prodotto. Quindi non c'è più un'attesa, ma cerchiamo di dare un pezzo di quello che facciamo come se fosse un diario, una cronaca. Ovviamente poi alla fine ci sarà la pubblicazione del terzo disco che racchiuderà tutti i simboli già usciti, più alcuni inediti. Questa è l'idea: arrivare alla fine ma sempre con un tiro diretto, snello e veloce.»
"Lupi e Vergini" è il tuo secondo disco. Perché questo titolo ambiguo? Cosa simboleggia esattamente?
«"Lupi e Vergini" si spiega più con la copertina che con le parole, a volte le immagini sono molto più forti. Ritrae due vergini: una delle due mostra paura e l'altra con le mani proietta un'ombra di un lupo sulla parete. Il mondo non si divide in lupi e vergini, il mondo si divide in persone che possono essere vittime e carnefici, quindi allo stesso tempo possono ferire ed essere ferite. Tutto ciò rappresenta la fragilità dell'uomo."Lupi e Vergini" gioca su questo contrasto.A proposito di lupi, stasera siamo anche vicino ad un bosco...»
Cos'è cambiato musicalmente, ma anche per quanto riguarda i testi, dal precedente "Lupi e Vergini" o addirittura da "La Cena", il tuo primo disco?
risponde il chitarrista, Daniele De Seta: «Lorenzo ha fatto un grande lavoro di ricercaper quanto riguarda la musica. Non che "La Cena" manchi di sperimentazioni, però forse in "Lupi e Vergini" le sue canzoni sono meno introverse, meno introspettive, prendono più la forma radiofonica, sono più fruibili al pubblico. Chi ascolta il disco è un interlocutore al quale Lorenzo si rivolge e mostra un'apertura, sempre parlando del suo mondo interiore, però utilizzando un linguaggio più diretto e comprensibile.»
prosegue di nuovo Lorenzo: «I testi sono come le persone: cambiano in base a come cambi tu. Quello che scrivevi a vent'anni sarà diverso da quello che scriverai a trenta. "Lupi e Vergini" ha una scrittura più intima. "La Cena" giocava con le parole, ma a volte era anche più crudo e troppo diretto e complesso. "Lupi e Vergini" tende a dare un po' più di forma alla canzone.»
Le tue influenze musicali: quali sono i tuoi idoli? A chi si ispira la tua musica? Chi ti ha fatto innamorare della musica a tal punto da farti cominciare a suonare?
«Francesco Pradella alla batteria e Daniele De Seta alla chitarra, avevo i loro poster in camera (ride, NdR). Il mio padre spirituale era anche John Lennon. Francesco Pradella, Daniele De Seta e John Lennon (ride di nuovo, NdR). Ascoltavo poi tanta musica elettronica che mi ha aiutato ad uscire dal concetto di cantautore classico, facendo arrangiamenti particolari e cercando nuove sonorità.»
A tal proposito, sulla tua pagina Facebook c'è scritto che tra i gruppi che hanno influito nel tuo stile musicale rientrano anche i Sigur Rós.
«Per sopravvivere oggi come cantautore, devi offrire una via d'uscita. Gente come De Gregori o Dalla hanno già fatto la rivoluzione, ora tocca a noi. Come fai la rivoluzione in un'epoca in qui è già stato fatto tutto? La fai sintetizzando quello che già c'è. Io ho sempre immaginato un testo di De André in uno strumentale degli Explosions In The Sky, un testo di Gaber in uno strumentale dei Sigur Rós. E con Daniele e Francesco giochiamo molto sulle dinamiche del pezzo.»
Invece per quanto riguarda i testi? Hai qualche cantautore di riferimento?
«Le storie che raccontava De André, la metafisica che raccontava Battiato e l'intimità che racconta Riccardo Sinigallia oggi.»
"Mani" è il primo singolo estratto da "Lupi e Vergini" e nella realizzazione del videoclip ha partecipato Charles McKeown, attore dei Monty Python e sceneggiatore del film "Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo". Com'è stato lavorare con questo personaggio?
«Siamo andati a girare in questo paese, Giove, in Umbria. Il regista ha individuato questo volto conosciuto e lo ha fermato, chiedendogli se fosse proprio lui. McKeown ha fatto grandi cose nel teatro e nel cinema inglese. Lui rispose di sì. La seconda domanda è stata "ti va di partecipare a questo video?" e lui, con il suo savoir-faire britannico, ha accettato. George Clooney non poteva (ride NdR).»
Ultima domanda e vi lascio liberi di andarvi a scaldare con il soundcheck: progetti per il futuro. Quali idee hai in cantiere?
«La pace nel mondo (ride NdR). Suonare, portare avanti il progetto, non smettere mai di cercare, mettersi in discussione e continuare come se tutto quello che ci circonda non fosse mai successo perchè altrimenti non andiamo avanti. Comunicare meglio con le persone.»
I tre ragazzi sono poi andati a prepararsi per il live, ritrovando un po' di calore corporeo ed esaurendo le chiacchiere. D'altronde, come diceva il poeta Heinrich Heine «dove le parole finiscono, inizia la musica.»
Francesca Marini, per Radio Libera Tutti