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INTERVISTA Ai polar station
Silvia Zambon, Daniele Gabrielli, Giovanni Compagnone e Andrea Urbinati sono i Polar Station. Prima della loro esibizione abbiamo scambiato qualche parola con tutti e quattro gli elementi del gruppo. Una breve e divertente conversazione con i protagonisti della serata.
"Polar Station": potete spiegarci il perché di questo nome?
Giovanni: «All'inizio avevamo scelto altri nomi ma non erano adatti, non racchiudevano quello che facevamo. Poi un giorno è arrivata l'illuminazione perché noi abitiamo in un paesino in Ciociaria e in inverno le persone escono poco, c'è la possibilità di uscire e non trovare nessuno. Un po' come se il nostro paese fosse appunto una stazione polare.»
Regina Spektor, Massive Attack, Radiohead, Pink Floyd, My Bloody Valentine, Slowdive e Florence and the Machine: i vostri riferimenti musicali sono questi oppure c'è qualche altro gruppo che ha influenzato il vostro stile?
Daniele: «Non so chi sia Regina Spektor (ride NdR). Sì, i riferimenti musicali sono esattamente questi tranne i Pink Floyd.»
Giovanni: «In realtà quando abbiamo pubblicato per la prima volta un nostro pezzo su internet, una webzine inglese ci ha paragonato più ai Foals, a sonorità del genere. è questo il gruppo che abbiamo preso di più come esempio.»
Parlateci del vostro disco in uscita, fateci qualche rivelazione. Come nasce l'idea? P.s. "Boondocks": c'entra in qualche modo il fumetto e cartone animato di Aaron McGruder?
Giovanni: «No, non so neanche bene come siamo arrivati a questa parola ma abbiamo cercato bene il significato e suonava molto bene con il tema centrale del disco. Il fumetto non c'entra nulla. La definizione per "Boondocks" è "zona rurale, remota". Il disco in uscita invece uscirà per fine settembre ed è un remix nel quale ci ha aiutato il nostro amico Luca.»
Con chi vi piacerebbe collaborare? Quale collega stimate in particolar modo?
Silvia: «Florence and the Machine (ride NdR).»
Giovanni: «è una pretesa un po' alta però, ci piacerebbe arrivare a quel punto. A me piacerebbe suonare con i Foals ad esempio.»
Daniele: «O con gli Alt-J. Abbiamo una foto con gli Alt-J (ride NdR).»
Giovanni: «In Italia però non saprei. Perchè in Italia viene prodotta una musica diversa, certe sonorità sono poco ascoltate, c'è più una tendenza ad ascoltare il vecchio. Il cantautorato va ancora abbastanza forte, non parlo di De André, ma più di Vasco Rossi o Ligabue o persone che escono dai talent show. Ci sono persone che tentano di fare musica nuova nel panorama italiano ma con molte difficoltà.»
In futuro dove vi piacerebbe arrivare? Sogni nel cassetto?
Silvia: «Suonare al Madison Square Garden, puntiamo molto in alto (ride NdR).»
Giovanni: «Penso che il sogno di qualsiasi gruppo sia suonare su un palco importante, magari al di fuori dall'Italia, in festival famosi come il Lollapalooza.»
Daniele: «Suonare davanti a persone che sono lì proprio per ascoltare quello che hai fatto.»
Giovanni: «E poi incontrare persone che fanno proprio quella musica, nomi importanti del calibro dei Muse per esempio.»
Silvia: «Riuscire a raggiungere un vasto pubblico.»
Francesca Marini, per Radio Libera Tutti