Bjork - "Vulnicura"
Cominciamo con la prima perla, al contempo attesissimo ritorno e totale sorpresa: la musa dell’art pop, Bjork, che una mattina senza preavviso né campagne pubblicitarie mette su iTunes il suo nuovo disco, il nono, “Vulnicura”, pubblicato il 20 Gennaio per l’etichetta One Little Indian. Il titolo dell'album nasce dalla fusione di due parole latine "vulnus" (ferita) e "cura". Nata dalla sofferenza per la fine di un grande amore, è probabilmente l’opera più personale dell’artista islandese ma anche una grande conferma della sua capacità di fondere lirica e sperimentazione sonora in un modo che, stilisticamente, resta impareggiabile.
Belle & Sebastian - Girls In Peacetime Want To Dance
Il tocco autobiografico si ritrova in un altro ritorno sul mercato, quello dei Belle & Sebastian con il loro ultimo album “Girls In Peacetime Want To Dance” (Matador record), in cui Stuart Murdoch racconta se stesso e la sua malattia di stanchezza cronica che lo affligge sin da giovanissimo (“…with the light too bright for my sensesfrom this hiding place, life was way too much”:il pezzo da ascoltare è “Nobody’s Empire”, non sarà la più elegante delle ballate realizzate dal gruppo, ma è impregnato di quella “tristezza serena” che non si dimentica crescendo). Non è il miglior album della band, è chiaro, ma non è detto che si debba sempre superare se stessi; a volte ci si può anche fermare a studiarsi un po’, giocare un po’ con il proprio sound, tentare o meglio tentennare con l’elettronica, fare un po’ di confusione e valerne comunque la pena.
The Decemberists - What a Terrible World, What a Beatiful World
Altra nuova uscita di un gruppo già ampiamente affermato da anni nella musica contemporanea sullo scaffale indie-folk è il settimo album de The Decemberists “What A Terrible World, What A Beautiful World” che sa tanto di capitolo artistico fondamentale per questa band di Portland. Già dal titolo dell’album e dall’ascolto delle prime tracce si intuisce un deciso distacco dalla spensieratezza dei lavori precedenti verso una riflessione più matura (e verso lo scaffale folk-rock, che questi cinque musicisti non sono poi dei giovincelli e quell’indie gli stava anche un po’ male addosso). E’ un mondo terribile quello in cui un ventenne americano si sveglia un giorno nel 2012 prende un fucile uccide 20 bambini in una scuola elementare (la canzone “12/17/12” ricorda la tragedia e il discorso del presidente Obama in quel giorno); è un mondo bellissimo quando si decide di superare il dolore, la solitudine, la fine ineluttabile di qualsiasi cosa, di un amore, di un sogno o della vita. La canzone “A beginning song” è quella che definirei una canzona totale, di quelle che guardano il casino che abbiamo dentro, fanno i conti col fuori e con forza riconciliano il tutto. Bello.
Non ci sono solo i soliti noti che catturano tutte le attenzioni di quelli che aspettano roba nuova, c’è sempre qualcosa di altrettanto interessante che si muove nelle retrovie, che credetemi sono affollate di facce nuove e talenti accreditati che a raccontarli tutti è uno spreco di tempo per l’ascolto. Quindi, così, al volo:
Panda Bear – “Panda Bear Meets the Grim Reaper”
Dan Mangan + Blacksmiths – “Club Meds”
Jape – “This Chemical Sea”
Guster – “Evermotion”
Menace Beach – “Ratworld”
Claudia Colantonio