Siciliano, classe 1992 il primo. Sardo, classe 1982 il secondo. Origini, personalità, stili, progetti e sogni diversi ma con una passione in comune: questo particolare strumento a fiato. Per scoprire cosa ci hanno raccontato di se stessi ed ascoltare la loro musica a colpi di tromba, non vi resta che cliccare play sul podcast:
Sei siciliano ma triestino d'adozione. C'è una differenza tra la scena jazz della Sicilia e quella di Trieste, del Friuli?
«Sono due stili musicali diversi. La Sicilia è una terra in cui ci sono molti giovani musicisti brillanti, molti enfants prodiges di quattordici, sedici anni che suonano come professionisti. Ha molti talenti. A livello di jazz è un paese particolare. Nel sound si avverte questo sapore del Mediterraneo, più tropicale, più caloroso. Al nord c'è invece un sound un po' più freddo ma ciò non vuol dire che sia meno bello. Magari è più complicato e meno orecchiabile però è sempre grande musica. Diciamo che il calore siculo si avverte anche nella musica ma anche la freddezza nordica. Sono cose inconsce che riemergono nella musica.»
Che cos'è per te la tromba?
«Fino a qualche anno fa addirittura ci parlavo con la mia tromba, mi ci confidavo, mi dava forza. E' sempre stata importante. Non sono mai stato bravo ad esprimermi e attraverso lei ho cercato di trovare una mia voce. Ogni strumento rispecchia la personalità di ogni musicista. Il sassofonista ha la faccia e il carattere del sassofonista così anche il trombettista (ride NdR). Siamo noi a scegliere lo strumento ma anche lo strumento a scegliere noi.»
Quali sono stati gli artisti che ti hanno spinto a suonare la tromba?
«C'è stata un'unica folgorazione, un momento magico. Quando avevo dieci, undici anni in occasione della ricorrenza della morte di Louis Armstrong, hanno fatto vedere una sua vecchia intervista al telegiornale. Sono rimasto affascinato da questo faccione (ride NdR). Così ho detto ai miei genitori "se mi comprate una tromba, io inizio a suonarla". Il suo carisma umano è stato fatale.»
Parlaci del tuo disco, "Waiting For Peace".
«Il titolo prende spunto dalla riflessione che, per quanto viviamo in un mondo pieno di stimoli e in cui la bellezza è fruibile a tutti, siamo comunque tutti legati da sofferenze in comune, al di fuori magari della nostra vita. Ad esempio la guerra è un dolore che accomuna tutti gli esseri umani. E' un richiamo alla pace perchè la vita ambisce solo a se stessa e solo la pace può farla brillare. E' finora il mio unico lavoro come leader, è un lavoro del 2007. In questi otto anni c'è stata l'amicizia per le persone che hanno collaborato al disco, gente molto preparata e libera dai cliché della musica.»
Scaletta della puntata:
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Freddie Hubbard - Red Clay
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Chet Baker - You Go To My Head
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Daniele Raimondi - Sara J
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Daniele Raimondi - Lament
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Daniele Raimondi & Emanuele Grafitti - Bye bye rondine
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Clifford Brown - Cherokee
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Francesco Piras Quintet - Softly
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Francesco Piras Quintet - Waiting For Peace
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Francesco Piras Quintet - Sol Invictus
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Figli di Pulcinella - Da consumarsi preferibilmente entro vedi sopra