Siete giovanissimi, avete iniziato a suonare che eravate ancora al liceo, avete mai avuto dubbi sulla scelta che avete fatto?
Quando abbiamo cominciato a provare insieme non ci aspettavamo quello che poi nella realtà ne è conseguito, nonostante ciò Leo e Giancarlo si sono comunque iscritti all’università (uno si è laureato da poco) e Ronny ha un secondo lavoro. Siamo così giovani da poterci permettere di inseguire un sogno, e dedicare il tempo che ci rimane ad un occupazione secondaria. Tuttora, fatichiamo a considerarlo un lavoro perché ci divertiamo e ci hanno sempre raccontato che non ci si diverte quando si lavora.
La vostra bio su facebook e i vostri sound rimandano ad una realtà onirica e fiabesca: meglio il surrealismo o il realismo?
Optiamo per il surrealismo: Erebus è un racconto surreale, tutto incentrato sulle realtà inesistenti e che ci caratterizzano. Ciò che non è reale ci rappresenta di più, ma all’interno delle nostre storie vi sono tematiche attuali, quali il rispetto per l’ambiente e per gli animali.
Siete riconoscenti alla Puglia perché vi ha dato la possibilità e lo spazio per esprimervi musicalmente. C’è un’altra regione italiana che pensate sia all’altezza?
Abbiamo un forte collegamento con la realtà piemontese, prolifera e aperta quanto la nostra. Sono molti gli artisti di Torino e dintorni che ci hanno colpito e con i foxhound (band dell’underground torinese, ndr) dopo esserci conosciuti e ascoltati, è iniziato un rapporto di scambi. Sono venuti spesso in puglia e noi li abbiamo raggiunti nella loro città, abbiamo instaurato una collaborazione, una specie di gemellaggio in cui ci inter-scambiamo le date nei momenti di bisogno, è un idea semplice, ma funziona molto bene.
Quanto c’è della Puglia nelle vostre canzoni?
Purtroppo della cultura pugliese c’è molto poco, qualche tempo fa si era pensato di incidere un album nel nostro dialetto ma l’idea non ha avuto seguito. Il nostro nome richiama sicuramente l’ambiente marino, quello in cui siamo cresciuti ma nulla di più. Traiamo molto invece dalle realtà emergenti pugliesi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere dopo l’Italia Vawe, e tra questi apprezziamo i PloF, MinimAnimalist e infine Sofia Brunetta (artista quest’ultima che suonerà live a “In the grove” il 5 luglio, nda).
Come mai un gruppo con le vostre sonorità decide di partecipare a “In the Grove”?
Da tempo volevamo allestire un set acustico ma ci mancava l’occasione reale che ci costringesse a farlo. Ci ha ammaliato l’idea di suonare in un bosco, una location insolita, intima e magica, molto affine alla nostra concezione di musica. Un’esperienza singolare, da ripetere sicuramente.
Come vi siete trovati con l’arrangiamento acustico, avete avuto l’impressione di aver perso qualcosa?
Abbiamo inevitabilmente perso in potenza ed energia. Inoltre l’acustico rende ogni imprecisione udibile, e quindi tutto diventa più complicato e va preparato nel dettaglio. Abbiamo dovuto affinare la tecnica e provare di più per produrre un live di qualità lavorando anche sulle voci, nei momenti corali e non, molto presenti nei nostri brani. Un lavoro che ci ha comunque stimolato: è stato interessante pensare al riarrangiamento e il confronto che ne è derivato.
Con Biscuits, il vostro primo album, avete un rapporto di amore- odio, quanto siete cresciuti con Erebus?
Biscuits era la nostra primissima volta in uno studio di registrazione, con tempi strettissimi che non ci hanno permesso di fantasticare sugli arrangiamenti e i cambiamenti che potevamo apportare per migliorare il prodotto. E’ parte di noi, lo consideriamo un figlio, quindi non lo rinneghiamo e ne siamo contenti comunque. Con Erebus ci siamo resi conto che volevamo altro rispetto al primo disco, a livello di sonorità, per contenuti e anche come esibizione sul palco. Differentemente dal’ esperienza precedente abbiamo avuto tempo per l’arrangiamento e la sperimentazione. Non ci pentiamo di Biscuits ma sentiamo Erebus come un lavoro più maturo e consapevole, che ci rappresenta appieno.
Com’è stato per voi scoprire che un ragazzo (Dario Milotti, ndr) aveva registrato una cover di Aereoplane, un vostro brano?
Abbiamo apprezzato tantissimo la sua iniziativa: ci ha contatto personalmente per chiederci il testo, che gli abbiamo fornito volentieri. Ma quando abbiamo visto il video su youtube eravamo increduli: vedere suonare un tuo brano da qualcun altro, per di più con un ottimo arrangiamento, ci ha lusingati. E’ molto di più che avere un ottimo riscontro da un’esibizione, soprattutto dopo aver passato diversi anni a proporre noi stessi cover di altri.
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