Roma li accoglie con 6500 spettatori, tutti giovanissimi, tutti che li hanno preferiti a Patti Smith, che contestualmente si esibiva a Eutropia, il festival che si tiene al Macro di testaccio. Arrivano puntuali sul palco, nessun divismo o presentazione, solo Hunger Of Pine, eseguita con qualche imprecisione, e i giochi di luce catturano la nostra attenzione. La restante scaletta è eseguita perfettamente, una performance live di livello altissimo, ma che non aggiunge altro ai brani registrati, nessun arrangiamento originale o contenuto inedito. Il concerto sarà breve, soli 70 minuti quasi ininterrotti di musica ( d’altronde il loro repertorio conta appena due album), corredati da effetti visivi di grandissimo impatto, in cui i colori primari si alternato, inglobando e nascondendo i musicisti.
Gli Alt-J non propongono uno show, ma una mera esecuzione della loro musica, a cui scelgono di accostare un impianto scenografico coinvolgente: luci, schermi, effetti da grande evento. Trascinano il pubblico con i ritornelli psichedelici dei loro successi eseguiti in sequenza, Fitzpleasure, Something Good, Left Hand Free, Dissolve Me, Matilda si susseguono, facendo ballare, seppur con movenze dimesse che il genere richiama, tutto il pubblico di Roma, per poi lasciare ampio respiro ai loro brani meno coinvolgenti. Rompono il clima solo Every other freackle, col suo ritmo facile, e Breezeblock in chiusura che ci ritrova tutti in movimento, e ce ne fa volere ancora, e ancora. Ma loro hanno già abbandonato il palco e i riflettori sono alti, verso di noi.
Alt-J live @ postepay rock in Roma